È tutto un gioco di maglie e d'immagini, anche di ricordi e sentimenti che non possono evaporare come acqua piovana, che nell'arsura di questi giorni sarebbe davvero un toccasana. Fabio Aru sale sul podio del campionato italiano tenendo tra le mani la maglia celeste dell'Astana numero 20, quella che ha indossato in corsa e che si era scambiato con Michele Scarponi a Sierra Nevada, tre mesi fa.
«Ho voluto indossarla perché per me ha un significato speciale. Questa maglia era di Michele, ho corso con la sua maglia per lui e con lui. Adesso la regalerò ad Anna, che la conservi per i due gemellini Tommaso e Giacomo: è giusto che sia così».
È tutto un gioco di maglie: da quella celeste Astana di Michele, a quella tricolore, che Fabio ha sempre sognato e mai vestito. «Solo da under ci sono arrivato molto vicino, ma non sono andato più in là del secondo posto», dice il sardo.
Una maglia che è una reliquia da donare, e una tricolore da vestire per un anno intero. Ci credeva Aru, sapeva che il tracciato di Ivrea con La Serra da scalare quattro volte, era fatto per lui. Sapeva che quello sarebbe stato il trampolino di lancio e lì avrebbe potuto fare la differenza, come del resto ha fatto. Sapeva anche di stare bene, molto bene, dopo aver lottato ad armi pari con Froome, Porte, Contador e compagnia pedalante al Giro del Delfinato, vinto dal compagno di squadra Jakub Fuglsang e da lui concluso al quinto posto.
«Il successo in questo tricolore ha un valore speciale perché esco da un periodo davvero difficile ha commentato Aru, che andrà in Francia fasciato dal tricolore -. La vita ti regala tante cose belle, ma anche molti momenti brutti e bisogna trovare la forza per andare avanti, anche se non è sempre facile. Non mi aspettavo di andare così forte e adesso... sono senza parole».
È un Aru sorridente e disteso, niente affatto affaticato, a dimostrazione di uno stato di forma di prim'ordine. «Oggi la squadra è stata perfetta dice -, eravamo solo in sei ma abbiamo fatto un lavoro splendido, in particolare Dario Cataldo, che è stato superlativo».
Fabio fa la differenza sulla salita della Serra, quando al traguardo mancano 17 km e arriva tutto solo a Ivrea, al termine di una straordinaria azione. Secondo, ad una quarantina di secondi, Diego Ulissi, terzo Rinaldo Nocentini, poi Damiano Caruso e Gianni Moscon.
Gran bella corsa, quella tricolore. Gran bel vincitore, Fabio Aru. Andiamo in Francia con il nostro Cavaliere dei Quattro Mori pronto e motivato. In valigia ha qualche ambizione e molti buoni propositi.
Ma ha soprattutto quella maglia tricolore, che ce lo farà anche vedere meglio in mezzo al gruppo. È tutto un gioco di maglie: quella celeste di Scarponi, quella tricolore di Aru. E una di color giallo, che è là in fondo, sui Campi Elisi: sembra un sogno. E forse lo è per davvero.
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