Supermario al massimo in panchina venerdì a Marassi contro il Genoaqui Milan

Milano«Keep calm, c'è Ibra», recitava uno striscione sugli spalti di San Siro. Nulla incarnava di più la Ibrahimovic-dipendenza del primo Milan di Allegri. Comunque andasse, c'erano i piedoni magici dello svedese cui aggrapparsi. Storia di una squadra che fu. La galassia rossonera oggi non è più illuminata dal talento di una star, ma dalla coesione di tante piccole stelline. Così se la botta rimediata da Balotelli nel derby di dieci giorni fa non è ancora assorbita, Adriano Galliani può comunque sorridere in vista della delicata trasferta di venerdì sera a Genova. «Credo che sia difficile vedere Mario dal primo minuto, magari andrà in panchina», dice rilassato l'ad. Fosse stato Ibra, sarebbe scattato l'allarme rosso(nero). Altri tempi. A Marassi probabile tocchi ancora a Pazzini, frettolosamente relegato al ruolo di bomber di coppa dai media, dopo lo sbarco milanese di Balo. Eppure i numeri in campionato del Pazzo dicono altro: 12 reti all'attivo, quarto posto nella classifica marcatori, terzo se si considerano solo i goleador italiani. Molto più che una riserva, come dimostrato con la Lazio.
E a rendere ottimista l'ambiente rossonero è pure l'andamento nelle seconde parti di stagione di Pazzini in passato. Nel 2008-09, 11 gol alla Samp. L'anno successivo, 12 centri sempre in blucerchiato. E pure all'Inter, 11 reti. Solo nel 2012 la magia si è interrotta, anche per i rapporti freddini con Stramaccioni. In compenso, nel 2013 il Pazzo è a quota 5 marcature in quattro gare al Milan. Balotelli o non Balotelli, la voglia matta di gol non passa.
«Pazzini ha sempre segnato e si sta confermando anche qui - prosegue Galliani -. Si alternerà con Mario, salvo il caso in cui il mister decida di farli giocare insieme». Insomma, nella tavola imbandita da Allegri c'è posto per due. E se il Milan supererà lo scoglio Barcellona in Champions, il turn over sarà anche più facile da gestire, non potendo SuperMario essere schierato in Europa.
A proposito di Barça, Galliani fa gli scongiuri e non si fida del momento no dei catalani. «Non dimentichiamo che stiamo sempre parlando della squadra più forte del mondo, con il giocatore (Messi ndr) più forte del mondo e il centrocampo della nazionale campione del mondo. Tutte le squadre hanno alti e bassi: speriamo che non si sveglino proprio con noi».
Prima del big match del Camp Nou, c'è un terzo posto da difendere e un secondo, chissà, cui dare la caccia. A cominciare dalla sfida in anticipo con il Genoa dell'amico Preziosi. Galliani guarda la classifica e avvisa: «Dal Napoli alla Roma, tutti possono sognare l'Europa. L'unica a posto è la Juve, che per me ha già vinto lo scudetto». Suona quasi come una gufata. Chissà che sotto sotto la fiammella della speranza sia ancora accesa a Milanello.

In fondo è lo stesso Galliani a ricordare come il suo Milan da 19 giornate viaggi a ritmi tricolore (41 punti) e abbia rosicchiato ai bianconeri ben 7 punti. Il distacco di 11 lunghezze resta comunque difficilmente colmabile. «Pensiamo partita dopo partita», taglia corto l'Adriano rossonero. Forse conviene, ma a Torino c'è chi si starà toccando.

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