Salva la tradizione e anche l'onore calcistico. La Germania non passa neanche questa volta. A San Siro sbatte contro qualche palo di troppo (tre in tutto, Howedes lo specialista, un difensore dotato di una bella "castagna") e porta a casa un pareggio considerato forse fatturato inidoneo rispetto al gioco prodotto e alle occasioni apparecchiate. Salva allora la tradizione favorevole al calcio italiano, da 28 anni non vincono, non invece salva la credibilità di questa Nazionale che sembra si sia infilata in un tunnel buio di cui non riesce a guadagnare l'uscita. Da troppo tempo, incassata la qualificazione al mondiale, è come se avesse perso il filo, l'identità, anche la voglia di imporre gioco e geometrie, di trovare il gol e di esibire un sistema difensivo affidabile. Nell'umida serata milanese brilla il talento di Pirlo e poc'altro ancora. I pali di Buffon fanno il resto e consentono di mantenere il primato. Ma in un'amichevole di questo tipo e di questo significato, il risultato è l'ultimo dei preziosi trofei da esibire. Conta tutto il resto. Il gioco, davvero modesto. Contano le occasioni da gol, a parte il sigillo di Abate zero assoluto. Da Mario Balotelli un solo tiro dopo 40 secondi e poi il buio assoluto, favorito anche dalla mancanza di assistenza e di rifornimenti. La Germania ha un impianto solido, gioco efficace: gli può dire storta una volta, non sempre.
La sorpresa (a parte i fischi all'inno tedesco con gli applausi degli azzurri) non è di poco conto. La sorpresa è che la Germania fa l'Italia: e cioè palleggia, effettua un pressing asfissiante, procede a ranghi serrati, e la Nazionale di Prandelli rincorre inutilmente, s'impappina in difesa regalando giocate elementari ai rivali in maglia bianca. La sorpresa forse più clamorosa è che la difesa, collaudata, made in Juventus, invece di offrire sicurezza allo schieramento, certifica uno sbandamento che produce i primi guai all'innocente Buffon. Barzagli si perde Hummles sul primo angolo della sera, e il vantaggio tedesco è cosa fatta dopo la sponda del palo. Bonucci più tardi sbava un rinvio di poco conto e Schurrle lo grazia calciando dalla lunetta e riuscendo solo a "pizzicare" la traversa. Se non si dimentica per strada il palo timbrato da Khedira (distanza 25 metri) si capisce al volo che si tratta di mezz'ora di sofferenza pura. Prandelli continua a dialogare, a distanza, con Osvaldo e Balotelli per suggerire loro la migliore posizione, ma sono gli sbreghi difensivi a destabilizzare la squadra che può sempre contare su una certezza assoluta. Che si chiama Andrea Pirlo il quale distribuisce palloni a destra e a manca con precisione geometrica dopo aver sfiorato il bersaglio su una punizione dal limite. Se per caso qualcuno gli piomba addosso con intento malizioso (protagonista Khedira) finisce addirittura ko. Sembra fatto d'acciaio puro. Il pareggio azzurro, tutto merito di uno scambio Abate-Bonucci-Abate in area tedesca, è un episodio favorevole e produce un paio di notizie: la prima è che il milanista può firmare il primo sigillo azzurro in carriera, la seconda è che lo ottiene col sinistro, secco e angolatissimo, non proprio l'arto preferito. Prima e dopo l'1 a 1 c'è tanta Germania e pochissima Italia, bisogna ricordarlo per dare al racconto della prima frazione la credibilità necessaria. L'attesa per Balotelli, osannato dal pubblico, in particolare i ragazzi delle scuole-calcio, risulta tradito in parte dal comportamento di Mario, rimasto intruppato, spesso finito a terra senza motivo, una volta trattenuto per la maglia da dietro, fallo ignorato dall'arbitro portoghese (ormai la sua fama di cascatore è diventata il peggior nemico del ragazzo). I primi cambi segnalano la differente cifra tecnica: Candreva, Ogbonna e Cerci sono le correzioni di Prandelli, sostituti di Osvaldo e Barzagli, Low può esibire Reus e Ozil, altra cifra tecnica insomma. L'isolamento a cui il ct condanna Balotelli nell'ultimo tratto della sfida finisce col moltiplicare gli affanni della Nazionale, mai padrona del gioco nonostante Pirlo, e complicare la serata di Mario.
Nemmeno il maggior numero di centrocampisti a disposizione consente a Montolivo e Thiago Motta di guadagnare il governo delle operazioni saldamente controllate da Lahm, Kroos, Jansen. Che non riescono ad affondare il colpo. Le scintille tra Thiago e Kroos documentano la stanchezza finale che toglie luce e smalto all'esibizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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