Alec Cordolcini
Tempi duri per i Super Mario. Quello italiano, Balotelli, all'Europeo non c'è nemmeno, ma anche quello tedesco, Götze, non se la passo molto meglio. Sono passati quasi due anni dal Mariocanazo del 13 luglio 2014, finale Mondiale tra Germania e Argentina, quando il ct tedesco Löw gli aveva detto «entra e segna, sei più forte di Messi» e lui aveva eseguito. Sul tetto del mondo da protagonista a 22 anni, difficile chiedere di più.
Götze però sembra essere rimasto a quel pomeriggio di Rio. Primo acquisto dell'era Guardiola al Bayern, con il catalano il rapporto non è mai decollato, e dopo due stagioni tutto sommato sufficienti (30 gol, 20 assist), anche se piuttosto avare di quei guizzi che ci si aspetterebbero da un predestinato, in quella appena conclusa è arrivato il tracollo: solo 10 partite da titolare in Bundesliga, una in Champions, 6 gol e 4 assist.
L'unica oasi di pace in un contesto sempre più da gregario che da big, Götze l'ha trovata in nazionale, dove Löw non lo ha mai messo in discussione, nonostante lo scarso impiego nel club. Il non sentirsi costantemente sotto esame, unito all'affinità tattica con le idee di Löw (che ama il falso nove e preferisce lui o Thomas Müller al centro dell'attacco piuttosto che una vera prima punta), spiega la contrapposizione tra il Götze bavarese e quello tedesco.
Panchinaro più costoso al mondo il primo, titolare inamovibile il secondo, atteso stasera a un debutto con la sua Germania sulla carta agevole, con l'Ucraina spaccata al suo interno dalle scorie della guerra civile. Götze è tornato Mario. Riuscirà l'atmosfera di Euro 2016 a farlo diventare nuovamente Super?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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