Torna il mito della Molteni da Merckx alla beneficenza: "Aiuteremo i ciclisti in crisi"

Torna il mito della Molteni da Merckx alla beneficenza: "Aiuteremo i ciclisti in crisi"

Il ciclismo è memoria, ma è anche soprattutto racconto. In questo caso la storia ha a che fare con chi ha memoria e ha la capacità di raccontare. Il protagonista è un ex ragazzo che oggi è un distinto signore di mezza età con qualche capello grigio in testa e tanti ricordi. Ci sono una maglia, un marchio, un gruppo di corridori che con quella maglia e con quel marchio hanno scritto pagine indelebili del ciclismo mondiale. C'è anche un campione, forse il prototipo perfetto del ciclista invincibile, indomabile e affamato come nessuno mai, che ha mandato a letto senza cena una quantità infinita di corridori.

Il protagonista è un signore che tutto vuol essere fuorché un protagonista: Mario Molteni. La maglia è quella color «camoscioblu» della Molteni, una famosa azienda brianzola di insaccati che a cavallo degli Anni Cinquanta-Sessanta e Settanta ha scritto pagine memorabili di sport con Gianni Motta, Michele Dancelli, Rudy Altig e Marino Basso, oltre al ciclista più incredibile che sia mai atterrato sul pianeta terra: Eddy Merckx.

La storia è bella. Mario Molteni, il protagonista che ama fare la comparsa, ha fatto tornare in gruppo la maglia di famiglia. È accaduto questa settimana alla seigiorni di Londra. Due coppie: una iridata, composta dai campioni del mondo Roger Kluge e Theo Reinhardt, l'altra in maglia color «camoscioblu» formata dai britannici Adam Blythe e Jon Dibben. Iniziativa commerciale? Niente di tutto questo. Il marchio Molteni c'è ed esiste per la storia, per gli affetti di una famiglia, ma questa iniziativa, che non ha nulla di nostalgico, ha una finalità molto contemporanea e autentica: lanciare una Fondazione per aiutare corridori in difficoltà.

«È un atto d'amore verso il ciclismo ci ha raccontato qualche giorno fa al Velopark di Londra Mario Molteni, affiancato da Pierangela, la sorella, e da Cristina, la compagna, con i loro figli Arianna e Pietro -. La nostra Fondazione, che prenderà forma con l'anno nuovo grazie anche agli amici della Hero Sport Management, dovrà portare aiuto concreto ad ex professionisti del ciclismo mondiale in difficoltà. Se abbiamo già idee? Abbiamo avuto diverse segnalazioni, come quella che riguarda Freddy Maertens, uno dei più grandi campioni degli Anni Settanta-Ottanta.

Oggi fa il custode al Museo delle Fiandre: non se la sta passando benissimo».

Il ciclismo è memoria, ma anche soprattutto storia. E questa è proprio una gran bella storia, perché parla di ieri, di oggi e soprattutto di domani. Parla d'amore.

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