Trevisan, la metamorfosi e il sorriso

La fiorentina dall'anoressia al Roland Garros con leggerezza

Trevisan, la metamorfosi e il sorriso

Le metamorfosi del tennis sono giornate in cui sorrisi e dolore si alternano un po' come nella vita. Nelle quali basta imparare la lezione per capire il vero senso delle cose. Martina Trevisan ha una storia che il mondo imparato a conoscere in questi giorni, ora che a Parigi è arrivata fino agli ottavi di finale con la faccia incredula di chi ha vissuto da sopravvissuta. La sua «Metamorfosi» Martina l'ha raccontata di suo pugno in un articolo ormai famoso, apparso a luglio sul sito The Owl Post, una storia che insegna a non farsi travolgere: il tennis come scopo, un'infanzia felice, una famiglia che va in frantumi, 300 grammi di cereali e un frutto la sera, l'anoressia, la racchetta nell'armadio per quattro anni, il ritorno come maestra di tennis, la strada che porta di nuovo ai tornei fino a Parigi.

«La natura si governa secondo un ritmo proprio. Si prende il tempo che le serve a fare ciò che deve fare», scrive. E adesso il tempo è quello del sorriso, sconfinato, di una Metamorfosi che a 26 anni e eliminare le scorie «con un battito d'ali». È il commovente titolo a quel viso gentile in cui ora splende il sorriso, in un equilibrio che fa capire come vittoria e sconfitta su un campo da tennis siano conseguenze della vita, ma non certo la cosa più importante. Così si affronta insomma la felicità e il prossimo match contro la Bertens, così come si deve affrontare la realtà che c'è sempre qualcosa da imparare, anche quando meno te lo aspetti.

E diciamolo allora a Matteo Berrettini, uscito distrutto dal campo principale del Roland Garros dopo essere stato sconfitto in tre set da Daniel Altmaier, numero 186 del mondo. Sono quei giorni un po' così, l'altra faccia della medaglia: all'improvviso uno sconosciuto, e tutte le certezze crollano. Matteo ha perso 6-2, 7-5, 6-4 da uno che si è fatto le ossa nei Challenger ed è piombato agli ottavi dalle qualificazioni. Accade nel tennis, ma soprattutto Berrettini ha già dimostrato in passato che ogni lezione è un momento che arricchisce. Le delusioni fortificano e trasformano.

E in fondo, è proprio questione di metamorfosi avere tre tennisti - Sonego, Sinner e la Trevisan appunto - negli ottavi di Parigi e recriminare per non vedere arrivare il quarto. Significa che per il nostro tennis il futuro può essere solo felice.

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