"Uomo e donna insieme? Non mi piace l'idea..."

Il mito dell'alto dopo che il Cio ha aperto al portabandiera doppio: «Meglio uno solo, un maschio. Così si svegliano»

"Uomo e donna insieme? Non mi piace l'idea..."

Sara Simeoni è pensionata da settembre, lavora ancora nell'atletica, e resta una grande e bella bandiera. Non solo: due volte portabandiera ai Giochi, Los Angeles 1984 e Torino 2006. Negli Usa cerimonia di apertura, in Italia chiusura dietro al drappo olimpico. Un bel record?

«Vero, ma quelle di Los Angeles erano le mie Olimpiadi: per me il massimo. Senza sottovalutare Torino, Giochi invernali nostri, belli. Portavo la bandiera con campioni del passato, ricordo Berruti, la Calligaris». C'erano anche Benvenuti, Dibiasi, Vialli, Thoeni, Cipollini.

Los Angeles incoronava una sua storia?

«Non me lo aspettavo, non ho mai speculato sul "tocca a te, tocca a me". Non mi sentivo coinvolta nella scelta: non che non ci tenessi. Ma altri lo dimostravano. Oggi mi dico: che sciocca a non andare a rivendicare certe posizioni. Però sono stata felicemente sorpresa: mi sono sentita apprezzata e accettata dalla squadra. Mi pareva meritata. E la cosa mi ha motivato di più ed ha funzionato visto come è andata la gara».

Quando glielo dissero?

«A Los Angeles. Me lo annunciò il presidente del Coni. Allora non lo dicevano prima: solo all'ultimo. Lo presi come un premio, quella era la mia Olimpiade conclusiva (quarta ndr.). Ed era un premio esserci, visto come stavo fisicamente».

In più la fatica della inaugurazione

«Faceva caldo davvero, un'attesa lunghissima, le squadre fuori dal Coliseum. Stancante. Così pensavo alla gara e mi dicevo: chissà come va a finire, già tanto se passo le qualificazioni».

C'è da sorridere, almeno si gustò la cerimonia?

«Abbiamo visto poco, solo la parte finale. Ricordo quell'uomo razzo sparato dentro lo stadio Bisogna provare per capire l'emozione: ti senti importante. Vuol dire essere scelti fra gli atleti più forti di ogni sport, che sono dietro di te. Aggiungo un pizzico di vanità: per la prima volta la divisa disegnata da Valentino, uno stilista nostro. Ci diedero un papillon: un tocco leggiadro».

Un risarcimento per Mosca 1980: una parata senza portabandiera.

«Per via del boicottaggio sfilammo dietro alla bandiera del Cio. Altra storia. A Los Angeles provai una seconda sorpresa. Venne Andreotti e mi regalò la medaglia commemorativa dei Giochi di Roma: volle fare una cosa personale».

Un po' di fatica a portare il drappo? Pesa?

«In quei casi diventa tutto più leggero. Vedevo i russi che reggevano l'asta a braccio teso. Mi dicevo: come faccio? Poi mi sono arrangiata. No, non è un peso: tutto è fattibile».

Per Tokyo 2020 il Coni cerca una medaglia d'oro. Giusto?

«Scegliere è come decidere il capitano di una nazionale: cade su chi si distingue per risultati e comportamento. Avevo vinto l'argento a Montreal, l'oro a Mosca, due volte record del mondo: allora valevano i meriti sul campo. Non c'erano sponsor che spingevano, almeno per quanto mi riguardava. Oggi entrano in campo anche altre valutazioni».

Simeoni seconda portabandiera, dopo la Cicognani nel 1952. Gli ultimi 40 anni contano 4 donne e 5 maschi. Una rivincita?

«È la realtà del nostro sport, nessuna rivincita: le donne hanno ottenuto grandi risultati a livello mondiale. La parola rivincita non mi è mai piaciuta. Le donne meritano. Piuttosto i maschi dovrebbero farsi domande e darsi una svegliata. Si chiedano: cosa è successo nel frattempo?».

Vezzali e Pellegrini a Londra e Rio. A Tokyo servite il tris?

«Ci sono donne che stanno facendo cose belle e meritano. Penso alla Cagnotto che conosco, peccato non abbia vinto un oro olimpico. Però potremmo concedere spazio ad un maschio. Perché dicano: ci siamo pure noi. Magari si danno una svegliata».

Il Cio, di recente, ha aperto all'ipotesi del doppio portabandiera: uomo e donna. È un'idea?

«Ma se c'è imbarazzo perché ci sono tanti pari merito può essere una soluzione. Altrimenti l'idea più valida è ancora quella di un classico portabandiera».

Sara, lei vinse l'argento. Che dire al prossimo portabandiera?

«Di provare la mia emozione e che sortisca lo stesso effetto: trovai una fantastica carica e mi capitò un miracolo. Che capiti anche ad un altro».

(3. Continua)

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