Pier Augusto Stagi
Da portiere ad attaccante: Greg Van Avermaet è la nuova maglia gialla del Tour. Da ragazzino, a 17 anni, giocava a pallone e non era neanche male, tanto da essere il secondo portiere del Beveren, in serie A belga. Poi un grave incidente lo costringe ad un lungo stop e ad una delicata riabilitazione che lo porta a scoprire la bicicletta.
Quando passa professionista nel 2007, gli osservatori fiamminghi lo paragonano immediatamente a Johan Museeuw, uno dei più grandi cacciatori di classiche di tutti i tempi, uno dei miti su due ruote del Belgio. Per il ragazzo di Lokeren arrivano tanti piazzamenti ma non altrettante vittorie: insomma, diventa una sorta di eterno piazzato. E fa effetto che il colpo doppio tappa e maglia gialla lo ottenga proprio nella frazione che rende omaggio ad una leggenda della Grand Boucle e dello sport francese, Raymond Poulidor (la corsa ieri è passata sulla Côte de Saint-Leonard-de-Noblat, il paese natale del leggendario Poupou oggi 80enne): l'eterno secondo.
Van Avermaet, all'attacco tutto il giorno, prima con otto compagni di fuga, poi da solo, ha preceduto di 2'34 il connazionale De Gendt, 5'04 il polacco Majka, mentre il gruppo dei migliori con Quintana, Froome e il nostro Fabio Aru è transitato e 5'05 ed è stato regolato da Joaquin Rodriguez.
Di questo gruppo non faceva parte il nostro Vincenzo Nibali, staccatosi dai migliori a una quarantina di chilometri dall'arrivo (arriverà ad oltre 9'), e nemmeno Contador, arrivato a 5'40 dal vincitore dopo aver sofferto in cima all'ultima cote, a 2 km dall'arrivo.«Ho nelle gambe lo sforzo del Giro d'Italia. Era nei piani che venissi qui per aiutare Aru, non ci sono problemi», ha detto un Nibali più che sereno.
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