
L'Inter vince a Como ma perde il campionato e per ora non ha nulla da festeggiare. Lautaro non entra in campo, ma a stento trattiene le lacrime in panchina. Alla fine resta quell'unico punto a segnare la differenza fra scudetto e fallimento, ciascuno scelga dove e quando i nerazzurri l'hanno perso. Ma lasciamo stare gli errori degli arbitri, sono più quelli dei giocatori. All'ultimo atto è De Vrij a dare nuovo carburante al sogno del sorpasso impossibile. Segna di testa dopo 20 minuti, su angolo di Calhanoglu, mentre il Napoli è ancora bloccato dalla ragnatela del Cagliari. L'illusione dura fino quasi all'intervallo. Sono 22 minuti netti di speranza, con i giocatori in panchina che spippolano sui tablet anziché guardare i compagni in squadra, potere dello streaming, là dove un tempo c'erano le radioline.
In avvio di ripresa, un tocco col braccio di Dimarco, non uguale ma molto simile a quello di Bisseck contro la Lazio, viene ignorato da arbitro e Var, ma tanto ci spiegheranno che è giusto così. Lo chiamano protocollo, ma in realtà è la supercazzola di Rocchi & C. E sull'azione successiva arriva il raddoppio di Correa contemporaneo al gol di Lukaku al Cagliari. Un doppio 2-0 che vale la fine delle partite, ma soprattutto del campionato. S'infortuna Bisseck, da valutare, ma il colpo al ginocchio destro potrebbe non essere uno scherzo. L'apprensione per Inzaghi sta nel fatto che il titolare Pavard è in ritardo sulla tabella di recupero. L'ultima mezz'ora serve a Barella, Acerbi e Dumfries per mettere qualche chilometro nel motore in vista della finale. Resta in panchina Lautaro, ma a Monaco ci sarà. Ancora positivo Zalewski, impiegato in linea con Correa alle spalle della punta Taremi, fermo all'unico gol segnato al Lecce in campionato, in una squadra che di gol ne ha fatti 79 (20 in più del Napoli che ne ha subiti 8 in meno).
Pepe Reina, 42 anni, lascia i compagni in 10 a metà partita, facendosi espellere all'ultimo passo della carriera. L'arbitro Massa, richiamato al Var, è quasi imbarazzato nel mostrargli il rosso, così come Taremi, abbattuto appena fuori area. Abbracci di Sommer e Fabregas, panchina dell'Inter in piedi ad applaudirlo, come l'intero stadio. Un modo non ortodosso per chiudere 25 anni da professionista, ma di grande impatto emotivo, non solo per lui. Anche in 10 contro 11, il Como ribadisce una volta di più quanto Fabregas gli abbia insegnato a giocare un calcio moderno e aggressivo, divertente. Vero che ci sono i colpi di Nico Paz, ma è il canovaccio la forza della squadra.
Solita aggressione sui portatori avversari, mai più di due tocchi, verticali importanti. Con un centravanti da 20 gol, a trovarlo, più Diallo ora infortunato, già così il Como l'anno prossimo potrebbe correre per un posto in Europa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.