Vettel stradomina, Alonso stracorre

Vettel stradomina, Alonso stracorre

È il mondiale dei «se» e dei «ma». È il campionato dei congiuntivi e condizionali perché «se avessimo» un'auto più veloce di sabato «potremmo» far meglio la domenica è il tormentone ferrarista. È il mondiale dei «se» perché «se» non succede qualcosa alla Red Bull di Vettel per la quarta volta di fila vincitore, quello il campionato se lo rimette in tasca. Ed è il mondiale dei «ma» perché «avete visto che gara ha fatto Alonso? Questo secondo posto è tutto merito suo. Aveva promesso 60 giri da qualifica ed è stato di parola» dice Domenicali commentando l'incredibile prestazione dell'asturiano, ma «il distacco in classifica è aumentato» aggiunge Domenicali «ma questa gara non dovrebbe comunque lasciar tranquilli i nostri rivali» spiega Domenicali.
È soprattutto un frullato di sensazioni questo mondiale. Perché osservi la Rossa in qualifica e ti domandi che cosa ci stia a fare nelle zone alte della classifica generale; e osservi la Rossa in gara e ti chiedi com'è possibile che in qualifica sia sempre abbonata alla seconda o terza fila. Non ci capiamo noi, non ci capiscono loro, non ci capisce Alonso che invece forse ha capito che adesso che può correre alla o la va o la spacco 'sta macchina, adesso può dare tutto se stesso senza timore di sbagliare. Perché solo così, a tre gare dal termine, 75 punti in palio, tredici di distacco da Vettel, può regalare l'ossigeno necessario a Maranello per sfornare qualche diavolaccio di un'idea tecnica per riavvicinare le Red Bull. «Non mollo, non molliamo. Ma in questo momento non possiamo puntare al successo, abbiamo bisogno di fare un passo avanti, ci manca qualcosa in termini di aderenza in curva» dice. «Mentre andiamo meglio in rettilineo» aggiunge. «E la velocità di punta mi ha infatti permesso di far sorpassi» spiega e conclude fiero di se stesso perché «ho guidato al 120%», unico fra i primi dieci a passar piloti, da quinto a secondo, con la ciliegina del sorpasso bello bello su Hamilton poco dopo il via.
Per questo Fernando molto s'attende dall'ultimo pacchetto aerodinamico preparato a Maranello, quello per Abu Dhabi, fra pochi giorni, Emirato da esorcizzare visto il disastroso 2010 e sarebbe bellissimo che il Cavallino ritornasse ad alzare la testa proprio da lì. Sarebbe una catarsi a pistoni e cilindri, sarebbe un contrappasso motoristico visto che proprio sul Golfo fu Vettel a beneficiare del suicidio di rosso vestito. In fondo lo sperano e ci contano un po' tutti in sella al Cavallino e lo temono i talentuosi rivali dell'auto bibitara. Non a caso Domenicali butta lì il precedente storico-calcistico del mondiale '82 e dell'Italia campione, Italia che «non era certo la squadra più forte eppure vinse quell'edizione della coppa del mondo». E detto da un parente di Dino Zoff, dai, non è solo statistica, è qualcosa di più.
E che nonostante i trionfi a ripetizione ci sia un filo di apprensione in casa Red Bull lo si intuisce da una manciata di cosette. La prima: gli anglo-austriaci sono consapevoli che se solo Alonso riuscisse a piazzarsi stabilmente in griglia almeno in terza posizione, lato pulito, Vettel avrebbe vita molto, ma molto difficile; la seconda: e, dato che lo conoscono, se dovesse avere vita difficile potrebbe andare istericamente in tilt; terzo: le vere novità Ferrari per riacchiappare il mondiale arrivano adesso e anche se non saranno devastanti come le evoluzioni post estate introdotte da mago Newey, qualcosa di meglio offriranno. Soprattutto, saranno sempre a strettissima norma di regolamento. Cosa che fra strani assetti e doppi drs o altre diavolerie Newey & company non possono assicurare.

E le scintille del fondo di ieri, ultimi giri, scintille che poi magicamente sono scomparse, hanno destato l'attenzione dei giudici. Magari, forse, chissà nelle prossime gare non oseranno più così tanto. Giusto per restare immersi in un mare di se, di ma, di congiuntivi e condizionali.

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