La Stalingrado rossa vota con la Lega per vietare il burqa

Il denaro non ha odore, dicevano i padri latini. E, a quanto pare, neppure la sicurezza dei cittadini, tanto più che la microcriminalità fa poche differenze di censo o di colore politico quando sceglie le sue vittime. E allora stupisce fino a un certo punto se il Consiglio comunale di Sesto San Giovanni, roccaforte della sinistra storica al punto da meritare il titolo di Stalingrado d’Italia, abbia approvato una mozione contro l’utilizzo del burqa nei luoghi pubblici. Stavolta, la proverbiale open mind progressista nei confronti delle diversità culturali (specie se arrivano dalle extracomunità) sembra finire placidamente nel cassetto di fronte alle esigenze di ordine pubblico e, perchè no, anche di decoro e rispetto delle nostre care vecchie identità. E poco importa se la mozione accolta all’unanimità dalla giunta (quasi) rossa arrivi dalla Lega, proverbiale per le sue campagne antislamiste. Certo desta curiosità il fatto che questa stessa giunta presieduta dal sindaco Oldrini neppure un anno fa fece erigere un muro anti-rom di 400 metri per tre allo scopo di proteggere i sestesi dai nomadi accampati nella zona della vecchia ferrovia. Perfino con la prostitute di strada Oldrini sposò la tolleranza zero sulla falsariga dei governi di centrodestra, varando lo scorso novembre una salatissima ordinanza contro lucciole e clienti. Quella di ieri, che di fatto bandisce dalla città operaia il velo integrale alle donne arabe, è dunque solo l’ultimo atto di una linea politica precisa che vede l’opposizione del solo consigliere dei Comunisti italiani. Nel documento, che è stato parzialmente emendato, si legge che l’indumento tipico delle afghane, come «altre forme simili di vestiario, che coprono integralmente il viso delle persone» vengono vietati in pubblico perché «costituiscono, secondo la nostra cultura, una forma di integralismo oppressivo della figura femminile e di costrizione della libertà individuale». Il sindaco ha affermato di condividere in pieno la decisione presa dal Consiglio perché «esistono usanze che contrastano con la storia, le leggi e il comune sentire del nostro Paese». Gioisce ovviamente la destra. Anche quella al di fuori dei confini della Stalingrado italiana che adesso rinfaccia la lezione agli avversari dell’opposizione. A Milano la Lega nord deposita una mozione analoga e lancia la sfida: «Adesso vediamo come voterà la sinistra», sono le parole del capogruppo Salvini. Il vicesindaco De Corato ha commentato con soddisfazione i fatti di Sesto: «Dimostrano che di fronte alle responsabilità di amministrare il territorio la sensibilità non è poi tanto diversa. Da Sesto arriva il terzo schiaffo ai compagni del Pd milanese e una lezione di pragmatismo». A fargli eco, Romano La Russa, coordinatore provinciale del Pdl, assessore regionale alla Sicurezza e per tanti anni consigliere comunale a Sesto: «Il fatto che nell'ex Stalingrado d'Italia il Consiglio comunale abbia approvato una mozione, proposta dalla Lega e sostenuta dal PdL, contro l'utilizzo del burqa nei luoghi pubblici, evidenzia come i principi che il centrodestra predica da tempo in materia di immigrazione e sicurezza siano sempre più assorbiti e fatti propri anche dalla sinistra più radicalizzata».
Ma Oldrini non è certo il primo sindaco di centrosinistra ad aver scelto la mano pesante. Il primo muro di cemento contro la criminalità clandestina fu alzato qualche anno fa dal sindaco di Padova Zanonato. Ex diessino. Anche in quell’occasione non mancarono clamori per il «ghetto di sinistra».

E chi non ricorda il pugno di ferro dell’ex sindacalista Cofferati quando dalla poltrona di sindaco di Bologna dichiarò guerra a lavavetri, graffitari e bisbocce notturne sotto i portici? Cos’è la destra cos’è la sinistra, cantava Gaber...

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