La stanza di Mario Cervi

Gentile dottor Cervi, mi chiedo se esista la possibilità di un’Italia unita davvero, con valori civili condivisi e praticati, tradizioni culturali diverse ma armonicamente composte. Trasferito da Milano a Vicenza da oltre trent’anni, ho seguito con ammirazione ancora una volta - io risparmiato dall’alluvione - il comportamento, fra gli altri, degli esercenti miei concittadini che, svuotati i loro negozi perché compresi nelle zone a rischio di una nuova possibile esondazione, hanno immediatamente ripristinato nel corso della notte lo stato di normalità, una volta passato il pericolo. Ultimamente sono stati frequenti, sul fronte dell’Italia meridionale, esempi del tutto opposti: 1) È recentissima la notizia che la Regione Sicilia, gia oberata da costi di struttura esorbitanti, assumerà 4000 ospedalieri e ridurrà le tasse, tanto qualcuno pagherà; 2) I cittadini della Campania producono rifiuti, ma ritengono che qualcun’altro debba tenerseli; 3) Mi risulta che la regione Calabria abbia oltre 30mila forestali, più che tutto il resto d’Italia; 4) Gli episodi di malasanità, abbinati a costi complessivamente insostenibili, vedono in prima linea le zone del sud; 5) Il diverso comportamento, e la diversa efficacia del sostegno pubblico, fra nord e sud in caso di calamità naturali. Mi chiedo se una separazione di destini e responsabilità non gioverebbe a tutto un Paese diviso da contrasti che, nel tempo, non si sono affatto composti, mentre l’eternamente presente Questione Meridionale ha fatto sorgere - grazie ai Raffaele Lombardo - un Questione Settentrionale.

Con questo, non voglio paragonare il Nord dell’Italia a un Eden civile, ma i suddetti problemi sono sempre più evidenti e non possono essere affrontati, come molti vorrebbero e fanno, con la demagogia del passato. Lo stesso federalismo, se impostato sulle regioni attuali e la presenza delle Province, non sarebbe un rimedio.
Vicenza

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