La stanza di Mario Cervi

Egregio Dott. Cervi, sul Giornale del 24 gennaio leggo la lettera di don Maurizio Patriciello al quotidiano Avvenire quale giustificata reazione alla vignetta mostrata alle telecamere dal sinistro Vauro ad Annozero e avente per oggetto Benedetto XVI il quale, riferendosi a Berlusconi, afferma: «Se a lui piacciono tanto le minorenni può sempre farsi prete». Capisco l’indignazione, ma c’è un precedente ignorato da tutti altrettanto grave, se non addirittura peggiore, e il bello è che il personaggio in questione ci apprestiamo a festeggiarlo (lo stiamo già facendo dal 2007, anno bicentenario della sua nascita) unitamente agli altri tre compari, in occasione del 150º dell’Unità d’Italia. Si tratta del saluto rivolto «dall’invitto generale» Giuseppe Garibaldi ai partecipanti all’Anticoncilio di Napoli, indetto nel 1869 in contrapposizione al Concilio Vaticano I indetto da Pio IX, ovvero «il concistoro dei lupi». Il messaggio parte da Caprera l’11 ottobre 1869: «concistoro dei lupi, che avrà luogo a Roma \ qui nella contaminata vecchia capitale del mondo, si disputerà sulla verginità di Maria, che partorì un bel maschio sono ora 18 secoli (e ciò importa veramente molto alle affamate popolazioni); sulla eucaristia, cioè, sul modo d’inghiottire il reggitore dei mondi, e depositarlo poi, in un Closet qualunque. Sacrilegio, che prova l’imbecillità degli uomini \ finalmente sull’infallibilità di quel metro cubo di letame che si chiama Pio IX».
«Metro cubo di letame» è espressione abbastanza conosciuta anche dai meno addetti ai lavori, ma per tutto quanto la precede non può assolutamente dirsi altrettanto. Come vede, se tanto mi dà tanto, possiamo festeggiare anche il sinistro Vauro quale degno seguace delle convinzioni garibaldine.

Se mai potremmo aggiungere un tocco di classe pregando il nostro presidente di voler, per l’occasione, inviare un suo pensiero alla Nazione (tanto, uno più, uno meno...) per santificare ulteriormente Garibaldi il massone.
Napoli

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