Caro Cervi
Intervenire sempre e dove conviene: questo è il motto degli americani. Di recente, labbiamo visto con la Serbia, nel 1999, quando, dopo i bombardamenti aerei, la guerra terrestre fu per le forze della Nato quasi una passeggiata, perché era tutto distrutto. Nel caso della Libia il rischio è che si ripetano vicende già viste, solo perché a comandare il mondo sono sempre gli americani. Tutti si genuflettono allostinazione di una politica che vuole mostrare sempre la sua supremazia oltranzistica, dinteressi economici propri. La NATO, logicamente, non può esimersi dal non ubbidire, anche se cerca uno spiraglio duscita, chiamando in causa lOnu. Francia ed Inghilterra rispolverano tutta la loro boria guerrafondaia di rigurgiti coloniali. LItalia fa bene a riflettere sul suo passato che non passa e proprio perché per 33 anni è stata padrona nella sua «conquista dellImpero», le desolanti, tristi memorie della Quarta Sponda, unite ai più recenti patti fatti con un dittatore, questa volta inducono il governo italiano a non volersi ripetere con i suoi giri di valzer, come spesso è accaduto in passato, per questioni di politica estera. Qualora venisse dichiarata la «no fly zone» ed a seguire tutte le procedure conosciute per unazione militare alleata, lItalia dovrebbe, eventualmente, concedere le sue basi dappoggio, se richieste, ma chiamarsi fuori da un intervento congiunto ed unendosi alla Russia, formulare, se necessario, un veto al Consiglio Atlantico di Sicurezza, anche a costo di ripercussioni politiche internazionali.
Monselice, 8 marzo 2011
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