La stanza di Mario Cervi

Gent.mo Cervi, secondo lei Luigi Cadorna fu un generale «macellaio» che immolò migliaia di soldati al culto d’una strategia ottusa e controproducente. E poco conta se, poi, lei precisa che non fu il solo in quella dannosa attività.

Come dovremmo chiamare, a esempio, Napoleone I, schiacciato dal peso di milioni di vittime sacrificate alla sua atea superbia? E Cavour, il quale non si peritò, per il conseguimento del suo scopo (l’annessione del Lombardo-Veneto e non l’Unità d’Italia), di mandare al massacro 18mila bersaglieri in Crimea? E Mazzini il quale, dai dorati salotti di Londra e Ginevra, ordiva complotti e attentati spedendo alla morte giovani e ingenui idealisti? E De Pretis prima e Crispi poi, sulle coscienze dei quali gravano le vittime di Dogali e di Adua in una guerra coloniale contraddittoria esibizione di un’Italia che nel 1860 s’era presentata al mondo come liberatrice dei popoli? In conclusione: il cattolico Luigi Cadorna è un «macellaio»; il giacobino Napoleone un «grande della storia»; il cinico mercante di corpi femminili Cavour un «genio»; Mazzini «l’apostolo dei popoli»; De Pretis e Crispi, noti massoni, due «statisti».
Santa Marinella (Roma)

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