la stanza di Mario CerviChi vive di reddito fisso non appartiene a una casta egoista

Qualche anno fa, il noto sociologo Luca Ricolfi - è di sinistra, culturalmente una garanzia - nel libro Le tre società documentò che in Italia convivono una Società dei Diritti (tutelati, sindacalizzati, pensionati, dipendenti pubblici e del grande privato); una Società della Forza (criminalità organizzata, dominante soprattutto al Sud); ed una del Rischio (piccoli proprietari, imprenditori, professionisti, negozianti...). Quest'ultima è ipertassata, sottotutelata, o comunque indifesa rispetto alle altre due: di fatto, osserva Ricolfi, essa è costituita da componenti sociali eterogenee e non organizzate. Mi sembra chiaro che le convulsioni di piazza cui assistiamo in questi giorni sono un goffo tentativo della Società del Rischio di darsi rappresentanza e potere contrattuale. Glieli concederanno? Sicuramente no, perché la Società del Rischio è l'irrinunciabile bancomat delle prime due. In caso di reazione efficace agli atteggiamenti estorsivi dei Diritti (fisco rapace, corvées, ugualitarismo) e della Forza (racket), questi ultimi perderebbero la loro egemonia e, con essa, la possibilità di prelevare. Sono dunque da aspettarsi propaganda demonizzante da parte dei giornaloni e degli intellettuali organici, sagaci infiltrazioni prezzolate di compagni di viaggio impresentabili, e forse di peggio. In ogni caso queste istanze sussistono: vedremo cosa inventeranno i nostri piccoli Metternich per neutralizzarle.
Milano

Caro Capella, posso essere associato anch'io alla «propaganda demonizzante» contro i forconi. Ho ricordato, rispondendo a una lettera, che per diversi decenni d'attività giornalistica mi sono scagliato contro le manifestazioni che, anche trincerandosi dietro motivazioni nobili, interrompevano strade e autostrade, occupavano stazioni ferroviarie, non di rado trascendevano nella violenza. Non me la sentivo, ho spiegato, di cambiar parere per i gravi disagi causati dai «forconi». Detto questo debbo aggiungere che la diagnosi di Ricolfi, da lei ben riassunta, è fondatissima. Ma non può diventare «propaganda demonizzante» a carico di chi, come me, vive di un reddito fisso: quel reddito fisso che dà il maggiore apporto al gettito tributario. Sarà anche vero che la «società dei diritti» spadroneggia. Ma la «società del rischio» ha accumulato, quando era tempo di vacche grasse, buoni guadagni.

La morìa di negozi cui ora assistiamo stringe il cuore, è un sintomo evidente del declino d'Italia. Tuttavia non credo che quelli del reddito fisso appartengano a una casta egoista e non diano nessun apporto al benessere - quando c'è, e ancora un po' ce n'è - del Paese.

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