PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviFare l'angelo del focolare è diventato quasi impossibile

Sono una signora milanese di 60 anni e mi chiedo: quante ragazze italiane oggi sanno pulire la casa, fare il bucato, stirare, cucire, cucinare? Quante ragazze italiane oggi sanno fare la sarta, la cuoca, o la donna delle pulizie? Studiano tutte, anche le asine, a caccia del fatidico «pezzo di carta» che le renderà disoccupate. E noi siamo costretti a importare badanti dell'Est e colf filippine o sudamericane. Il lavoro domestico c'è sempre, se lo si vuole fare. Ma le ragazze italiane oggi preferiscono lo studio al duro lavoro della donna di casa, perché quest'ultimo non è remunerato, anche se la casalinga porta a casa, ogni anno, tante migliaia di euro, al servizio gratuito del marito e dei figli.
San Donato Milanese (Milano)

Cara amica, dobbiamo grande riconoscenza al «duro lavoro della donna di casa». Spesso accoppiato, non bisogna dimenticarlo, a un altro lavoro, esterno. L'“angelo del focolare” non è, anche se il focolare latita, una stucchevole invenzione letteraria: è, quando c'è, una felice realtà. Non sono severo quanto lei nel giudicare l'allergia di molte ragazze italiane a mansioni domestiche, lasciate alle badanti extracomunitarie, perché la società ha cambiamenti contro i quali è inutile battersi; e l'irruzione femminile in professioni un tempo quasi esclusivamente maschili deriva da una emancipazione sacrosanta ma deriva anche da esigenze economiche. A un livello modesto un solo stipendio e salario non basta per far vivere decentemente una famiglia. Ce ne vogliono due.
Si può deplorare, e lei implicitamente lo fa, che tante ragazze preferiscano la disoccupazione -sognando una scrivania- a mestieri manuali onorati e, differenza di parecchi impieghi cartacei, estremamente utili. La disoccupazione giovanile è un flagello: attestato da cifre che esigono tuttavia qualche riflessione. Accade che si sia disoccupati o disoccupate non solo perché manca l'offerta di lavoro ma anche perché le offerte riguardano incombenze sgradite, e per questo lasciate agli immigrati. Ritengo che questo debba consolarci. Dimostra che, nonostante il peso di una crisi tremenda, il nostro è ancora un Paese dove ragazzi e ragazze hanno il diritto, e la possibilità, di fare delle scelte. Pochi aspiranti italiani a posti di saldatore e poche aspiranti italiane a posti per l'assistenza di vecchi e malati. Dobbiamo compiacerci, secondo me, per il fatto che la disoccupazione sia rimasta in piccola parte, e magari in minima parte, selettiva.

Questa è una caratteristica del primo mondo, non del terzo o quarto mondo.

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