la stanza di Mario CerviI figli di coppie gay indifesi di fronte alla cattiveria della società

«Un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale», dice la nostra Corte Suprema. La quale, non contenta, continua: «Alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, ma solo il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale». Io, che considero la sentenza una aberrazione, mi chiedo, angosciato: sarà più determinante una assemblea di Giudici nominati da qualcuno o il popolo «sovrano» che potrebbe essere chiamato a esprimersi mediante apposito e costituzionale referendum?
Camogli (Genova)

Caro Fassone, mi guardo bene dal competere, per dottrina giuridica, con gli ermellini della Corte Suprema, così come mi guardo dal competere, per conoscenza delle problematiche infantili, con gli esperti disposti ad avallare la sentenza secondo cui un minore può crescere in modo equilibrato anche in una «famiglia» omosessuale. Sono disposto ad ammettere, pur con molti dubbi, che i genitori «omosessuali» siano in grado di dare a un bambino l'affetto e la protezione di genitori normali. Ma credo siamo tutti d'accordo sul fatto che ogni provvedimento in questa materia delicatissima debba avere come primo se non unico obbiettivo il bene del minore. È ragionevole credere che un bambino figlio d'una coppia gay possa trovare nella società italiana così com'è, non in una immaginaria e utopistica società d'illuminati, l'accoglienza cui ha diritto? Abbiamo letto dei tragici casi di ragazzini che, tormentati dagli attacchi e dai sarcasmi di abominevoli bulli, si sono tolta la vita. Non è legittima la previsione che i piccoli allevati in famiglie così anomale siano soggetti agli scherni, alle offese, agli insulti dei compagni? Perché offrirli come bersagli alla cattiveria altrui? L'idea d'una azione pubblica che sostenga il principio in base al quale non c'è differenza tra i figli di genitori gay e gli altri mi pare velleitaria e pericolosa.

Le crociate contro realtà e pregiudizi consolidati nei secoli devono avere un fondamento solidissimo e rispondere a esigenze largamente condivise come le crociate contro la discriminazione razziale. Il consenso ufficiale e formale a una parità scritta sulla carta dei palazzacci ma ripudiata dal costume e causa di sofferenza per i minori rappresenta non un progresso, ma il suo contrario.

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