In un telegiornale Napolitano, non so in quale contesto (forse per la fine di Lizzani?) ha ancora esaltato i valori della resistenza come d'altra parte è nel suo Dna. Mi chiedo se tra questi valori ci siano anche la tortura e il feroce assassinio, perpetrato da due partigiani comunisti, del seminarista quattordicenne Rolando Rivi, proclamato beato perché martirizzato in odio alla fede. Perché non cerchiamo di abbattere il muro di omertà e falsità sulla resistenza rossa che, attraverso eccidi infami, ha tentato di aprire le porte d'Italia al comunismo sovietico?
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Non credo proprio che Napolitano, esaltando i valori della Resistenza, abbia mai voluto associarli ad assassini feroci come quelli che hanno messo atrocemente a morte il seminarista quattordicenne Rolando Rivi. Nella spaventosa tragedia della guerra civile e dei suoi strascichi vi furono, in entrambi gli schieramenti, spietati carnefici. È sbagliato e ingiusto imputare a tutto il movimento partigiano le efferatezze delle sue componenti sanguinarie, così come è sbagliato e ingiusto imputare a tutti i combattenti della RSI le impiccagioni, le torture, le ville tristi delle polizie di Salò. Questa polemica si alimenta, in modo ripetitivo, degli stessi argomenti. Lei condanna, e ha ragione, chi allora avrebbe voluto assoggettare l'Italia al comunismo staliniano. Sono d'accordo. Ma non assolvo chi si mise al servizio dell'ultimo, truce nazifascismo e auspicò la vittoria di Hitler. Meglio l'attualità commovente di una sacrosanta beatificazione.
Osservo soltanto che il muro di omertà e falsità con cui si volle salvaguardare la Resistenza da ogni critica esistette senza dubbio fino ad alcuni anni or sono. Ma adesso non c'è più o ha brecce attraverso le quali nel politicamente corretto ha fatto irruzione la realtà terribile di uno scontro in cui la pietà era davvero morta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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