PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviLa giustizia italiana diventa veloce solo in certi casi

È venuto il turno di Silvio Berlusconi, anch'egli in lista d'attesa, assieme a molti altri, per conoscere, oltre l'ubicazione del luogo ove sconterà la sua pena, tutti i particolari della stessa. Ma il giudice incaricato comunicherà la sua decisione non prima di cinque giorni, avendo facoltà di farlo fino alle ore 24,00 del quattordicesimo giorno. Immaginavo che la scelta fosse già stata fatta, non è così. Quel giudice dovrà ascoltare il parere di Napolitano? O forse quello di qualche luminare che mastica di Costituzione? Oppure ancora, visto che, anche se inspiegabilmente, i consensi per Beppe Grillo sarebbero in crescita, vorrà scambiare quattro chiacchiere con il comico?
Camogli

Caro Fassone, ho letto anch'io con disagio -non con sorpresa- che la decisione caso Berlusconi, ossia su cosa imporgli come espiazione, si avrà non prima di cinque giorni e non dopo i quindici. Dati i tempi della giustizia, dove le pause si misurano a mesi o ad anni, quest'indugio breve può sembrare meritorio. Eppure appartiene, secondo me, a un inveterato costume giudiziario. Più che le decisioni le aule della Legge conoscono i rinvii. Infatti, se per avventura la macchina della legge va in fretta, gli avvocati se ne lagnano. E magari hanno ragione se la fretta è mirata o addirittura ad personam. Su cosa dovrà riflettere la toga cui è affidata la sorte del Cavaliere? La vicenda è stata raccontata, riraccontata, esaminata, sviscerata. Si suppone che un'ideuzza non solo gli addetti ai lavori ma i comuni cittadini pensanti se la siano fatta. Chissà, forse si teme che sbrigando sùbito la pratica la giustizia sia accusata di leggerezza. Deve invece dare l'impressione d'una meditazione profonda anche quando le si chieda se fa buio di notte o di giorno. Lo so, importanti non sono tanto i tempi quanto l'esito della vicenda (e tutti ci auguriamo che sia un esito conforme all'equità e al buon senso).

Ma alla voluttà del rinvio la giustizia dovrebbe resistere: per metodo, non occasionalmente.

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