È ora di cominciare a mettere in dubbio l'utilità delle Regioni che a parere di tutti sono divenute catalizzatori e moltiplicatori di costi, ruberie e sprechi. Senza le Regioni l'Italia avrebbe i bilanci a posto.
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Nel «pubblico» ci sono sicuramente enti, uffici, impiegati in sovrannumero. Nessuno, o quasi, ha ormai il coraggio di negarlo. Una volta riconosciuta l'esistenza del male viene ingaggiato un interessante dibattito per stabilire cosa debba essere sacrificato e cosa meriti di salvarsi. Come obbiettivo dell'intervento chirurgico - per forza di cose non indolore - erano state indicate, nei progetti di riforma, le Province. Da alcuni vituperate anzitutto in quanto ritenute inutili, e poi perché con i prefetti di giolittiana ascendenza ricordano l'ancien régime. Lei obbietta che gli enti maggiormente responsabili di dilapidazioni gigantesche sono invece le Regioni. Quelle dovrebbero essere abolite. Temo che abbiano ragione sia i provincicidi sia i regionicidi. L'ho già scritto anche recentemente, ma mi ripeto perché l'argomento evidentemente suscita l'interesse dei lettori. Così come sono diventate grazie alla politica, le Province e le Regioni finiscono per apparire spesso poltronifici dati in appalto a gestori incapaci. Il difetto secondo me sta nel manico.
Non negli istituti che sono dei contenitori, buoni o cattivi secondo l'uso che se ne fa, ma nel contenuto, ossia nelle qualità di chi - o come burocrate d'alto rango, o come politico di rango minore - viene posto alla guida di enti impareggiabili soltanto nello sperperare milioni di euro. Purtroppo, per quanto riguarda i politici, alcuni tra i più malfamati e indagati sono stati issati ai vertici provinciali o regionali dal voto popolare. Che non sempre è saggio nelle scelte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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