Stephan e gli altri, al Genoa è sempre Primavera

«Negli ultimi minuti, con quei due là davanti, mi è sembrato di rivedere me e Amoruso». Dopo il successo sulla Lazio, nella pancia del “Ferraris”, a parlare è Claudio Bellucci. Gli anni passati sui prati verdi di mezza Italia e non solo, le tante battaglie combattute con cinque maglie differenti e un’immagine che gli ritorna alla mente. Il ricordo viaggia lontano, va a quindici anni fa o poco più: Sampdoria 1993-94, quella di Eriksson, del terzo posto e dell’ultima Coppa Italia, quella dell’esordio suo e del dioscuro Nicola - oggi al Toro -, in cui nemmeno ventenni scalpitavano entrambi alle spalle di gente come Gullit e Mancini. Oggi, a scalpitare dietro quel “Bello” diventato grande, dietro Cassano e l’ultimo arrivato Pazzini, sono un pimpante folletto di Montegranaro, Ascoli Piceno, e un potente centometrista di Chiari, Brescia. “Quei due là davanti” si chiamano Guido Marilungo e Mattia Mustacchio, anch’essi attaccanti non ancora ventenni, protagonisti con la Primavera blucerchiata nel recente tris Scudetto-Tim Cup-Supercoppa e in campo insieme, per una manciata di minuti, nel finale coi biancocelesti.
Numero 89 (il suo anno di nascita) sulle schiena, della baby coppia doriana, Marilungo è il veterano. Ricci neri, occhi grandi e verdi, lo “Scamarcio delle Marche” - come ama definirsi con un velo d’ironia - approdò in Liguria nel 2005, appena quattordicenne. Seconda punta piccola, fantasiosa, razzente, Guido del Doria e dell’Hotel Flora ha ormai fatto la sua seconda casa. Casa dalla quale pareva dovesse presto migrare - in B, a farsi le ossa - ma dalla quale - almeno per quest’anno - non si schioderà. Marilungo ha infatti vinto la concorrenza del più “anziano” e quotato Bruno Fornaroli, scavalcandolo di fatto nelle gerarchie di Mazzarri: l’esordio in Serie A contro il Palermo e il bis sette giorni dopo con la Lazio (subentrando a "Peter Pan") sono lì a testimoniare la fiducia che il tecnico e la società ripongono nel ragazzo. Stesso discorso vale per il compagno di stanza Mustacchio, alla prima assoluta mercoledì sera. Pure lui classe ’89, pure lui riccioluto, giunse in blucerchiato un anno esatto or sono nell’operazione che riportò a Brescia l’“Airone” Caracciolo ed entrò subito nella storia. L’8 giugno 2008 a Chieti, fu proprio una conclusione dalla distanza del numero 25 doriano a battere il nerazzurro Belec e a decidere la finale tricolore con l’Inter.
Marilungo e Mustacchio dunque, ma non solo. Senza contare Vincenzo Fiorillo (’90), numero uno del domani e ormai avvezzo a far la spola tra grandi e undici di Fulvio Pea, sono parecchie gli altri esponenti della linea verde della Samp affacciatisi quest’anno alla soglie della prima squadra. Il primo - e più noto - è Nenad Krsticic (’90), assai promettente regista serbo acquistato la scorsa estate dall’OFK Belgrado e andato in panchina a San Siro col Milan prima di infortunarsi al ginocchio. A quota due apparizioni panchinare, in casa col Catania e nella Roma giallorossa, troviamo il centrale avellinese Francesco Campanella (’89) e il mediano Morris Donati (’90), trentino di Cles, seduto a bordo campo domenica scorsa contro l’Inter e mercoledì.

E proprio alla partita con la Lazio, complice l’emergenza, va il primato della panca forse più giovane di sempre: oltre a Mirante (’83), Dessena (’87) e i già citati, facevano per la prima volta capolino il neoacquisto forlivese Vasco Regini, difensore mancino del ’90 appena ingaggiato dal Cesena e l’ispanico-guineano Pedro Mba Obiang, centrocampista ex Atletico Madrid del ’92 di cui si dice un gran bene.

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