Gli stessi «aiutini» e con meno classe

Mettiamoci l'anima in pace: l'Inter è indubbiamente la squadra più forte, ma anche - indubitabilmente - quella più favorita. Dalla buonasorte e dagli arbitri. Anzi, l'ordine dei fattori invertitelo pure visto che a determinare la prima sono proprio i secondi. Sì, proprio quei signori accusati fino a ieri di essere alle dipendenze di Luciano Moggi e di favorire quindi la Juventus e che adesso, come accade fisiologicamente ad ogni cambio di regime, stanno «scortando» i Mancini's boys verso la conquista del loro 15° titolo (sì, avete letto bene, 15: gli scudetti cartonati non contano). Un modo tipicamente italico per garantirsi un futuro tranquillo, per sé e le proprie famiglie.
Nel dubbio, quando arbitrano l'Inter, fischiano sempre a favore. E se accade qualcosa di strano nell'area nerazzurra, non fischiano proprio. Gli ultimi dubbi sull'applicazione di questa nuova «regola» sono evaporati domenica sera a San Siro insieme alla nebbia. Ormai si va oltre la semplice sudditanza, siamo passati alla deferenza tout-court. Non c'è bisogno di telefonare al designatore o ai direttori di gara: sanno da soli ciò che devono fare. Persino ai tempi di Moggi c'era più discrezione, di sicuro più intelligenza. L'aiutino alla Juve arrivava una tantum, senza dare troppo nell'occhio, adesso invece lo si sbatte in faccia platealmente ogni domenica, in spregio al buongusto.

È possibile un break, egregio signor Collina? O vogliamo andare avanti così finché la matematica non assegnerà pure ’sto tricolore a Moratti & friends? Attendiamo smentite. Che, di sicuro, non ci saranno poiché il finale della storia è già stato deciso a tavolino.

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