Le stime di Tremonti migliorano ancora: nel 2011 Pil su del 2%

Almeno quattro anni, forse sei. Recupero lento. Meglio gli altri. Esercizio con le stimmate della cautela quello praticato da economisti, analisti e organismi internazionali negli ultimi mesi nel valutare le prospettive di ripresa del nostro Paese. Riforme strutturali mancate, mercato del lavoro ingessato, propensione agli acquisti senza spinta sembravano tre elementi sufficienti a giustificare la scarsa capacità di reazione della penisola. E invece, no: ai livelli pre-crisi torneremo già l’anno prossimo, quando il Pil crescerà di un rotondo 2%, per poi salire con lo stesso ritmo l’anno dopo. Nel 2010 l’espansione sarà più limitata, all’1,1%, ma comunque superiore allo 0,7% indicato nei documenti di accompagnamento della Finanziaria e all’1% prospettato solo pochi giorni fa dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Che giusto per non smentire la propria fama di scettico nei confronti degli «indovini delle previsioni» aveva parlato delle stime senza troppa enfasi: «Potremmo mettere un altro numero: c’è chi alle previsioni ci crede e chi è obbligato a farle».
Ecco, appunto. Nell’aggiornamento del Programma di stabilità, che dovrà prima essere sottoposto al Parlamento e poi inviato a Bruxelles, Tremonti ha finito per infilare cifre diverse rispetto a quelle annunciate in precedenza. Pochi decimali in più non cambiano la sostanza, certo, ma sono comunque meglio di una revisione al ribasso. La crescita attesa per il 2010, si legge in un documento del Tesoro, è stata rivista al rialzo di 0,4 punti percentuali «grazie all’effetto di trascinamento positivo dal 2009 e alle attese di una ripresa più vigorosa del commercio mondiale». Di ciò beneficeranno le imprese, che possono già contare sugli incentivi introdotti dal governo a favore degli investimenti in macchinari e degli acquisti di beni durevoli. La ripresa viene però giudicata «fragile» e incerte le prospettive economiche. Il governo adotterà «adeguate misure nei prossimi mesi, calibrandole attentamente rispetto all’evoluzione del quadro macroeconomico».
Oltre al miglior andamento dell’economia, c’è un’altra nota positiva nel documento.

Il debito pubblico scenderà quest’anno al 116,9% del Pil (117,3% nella stima precedente), per poi collocarsi nel 2011 al 116,5% e al 114,6% nel 2012. Confermato invece per il 2010 il 5% nel rapporto tra deficit e Pil, destinato a calare al 4,3% nel 2011 e al 3,9% l’anno dopo.

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