nostro inviato a New York
Va bene che lui, appena si apre la porta di casa sua, dice che «ho sessantanni ma non ci posso credere». E va bene che, forse proprio per bloccare la corsa del tempo, obbliga laria condizionata a temperature crudeli anche per un esquimese. Non per altro, indossa un maglione di cashmere a sei fili che neppure a Roald Amundsen al Polo Sud. Però in effetti è un altro Sting quello che ieri ha festeggiato il compleanno in un posticino niente male come il Beacon Theatre di New York per di più cantando i suoi brani con amici come Bruce Springsteen, Lady Gaga, Brandford Marsalis, Mary J. Blige e altri extraterrestri (vedi Herbie Hancock e Stevie Wonder). «Manca Zucchero - dice - però so che lui in questo momento è in tour. Ci siamo parlati pochi giorni fa e, come al solito, abbiamo discusso della qualità dei nostri vini». E giù una risata che dice molto di quella qualità. In fondo, nel nuovo Sting cè anche meno voglia di scendere a compromessi: dopo decenni e decenni di carriera, milioni di dischi venduti e centinaia di milioni di euro incassati, non ha più voglia di pararsi dietro ai compromessi: «Tanti erano troppo scettici su Lady Gaga e invece no: è unartista vera». E difatti, quasi a smentire chi lha bollata come lennesimo bluff, al Beacon Theatre le ha fatto cantare larrembante e per nulla semplice King of pain, quarto singolo dellultimo disco dei Police, Synchronicity. Roba per intenditori. «Con questo show non celebro solo il mio compleanno ma anche i 25 anni di carriera solista», spiega subito, alludendo al box Sting 25 years con i suoi brani rimasterizzati, un dvd e una quantità enorme e succosa di materiale inedito. E poi annuncia che a fine mese ritornerà rockettaro, cantando e suonando il basso con la band storica, tutti impegnati a presentare quelle canzoni, ossia i classici di Sting, come sono nate: per essere ascoltate negli stadi e alla radio. E, se proprio si vuol essere sinceri, ora lui ha sempre meno voglia di far nascere musica con lo stesso spirito. Difatti: «Non so che disco farò. Pop? Boh. Nella mia casa musicale ci sono tante stanze e non prevedo dove mi spingerò». Intanto sta scrivendo non solo le musiche ma anche la sceneggiatura di qualcosa che gli dispiace definire musical ma che molto ci somiglia. Si intitola The last ship, dedicata alla sua città Newcastle, e debutterà chissà quando, ma fa lo stesso.
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