Stop a tutto quel che si muove: sciopera persino lo skilift

Da che in montagna si scia, non avevano mai dicesi mai scioperato, gli «omini delle nevi», come affettuosamente gli sciatori chiamano quelle figure che meritano una certa riverenza, non fosse altro che senza di loro per arrivare sul cucuzzolo della montagna bisognerebbe tornare ai (brutti) vecchi tempi della dannatissima «scaletta». Nell’anno del signore e degli scioperi 2008, invece, il messaggio è arrivato anche lassù: chi blocca la mobilità fa un danno vero, ai datori di lavoro-ai cittadini-all’indotto, e insomma ha un’arma in più degli altri.
Così, l’hanno pensata bene. E nella trattativa sul rinnovo del contratto, lamentando che fra Limone Piemonte e Cortina il caffè espresso al mattino costa caro per non parlare degli alloggi e aggiungendo che garantire la sicurezza di milioni di sciatori con impianti ultramoderni non è uno scherzo, hanno calato l’asso dello «sciopero della settimana bianca». Gli offrivano 70 euro lordi al mese di aumento, ne hanno chiesti più del doppio: 160. Prendere o lasciare, la minaccia è far saltare l’intero ponte dell’Immacolata, quello di apertura della stagione, fermando funivie, ovovie, seggiovie, cabinovie e skilift sull’intero arco alpino del «Lì con gran pena le reti nude calan giù», con tanti saluti ad albergatori e ristoratori, che già denunciano il rischio di vedersi annullate migliaia di prenotazioni.
E così adesso il quadro è completo. Sì perché dici, vabbè, se scioperano gli impianti di risalita in Italia prendo un treno e vado a sciare ad Albertville, Savoia francese, Alberto Tomba ci ha pur vinto lo slalom gigante alle Olimpiadi invernali del 1992. E invece anche lì è suspense, si sa mai che i ferrovieri facciano la sorpresa di non far partire i treni, e magari gli autisti dei bus e i tramvieri prima di loro decidano di boicottare il viaggio fino in stazione, magari nello stesso giorno in cui si fermano anche i tassisti. Allora pensi, e sia, prendo un aereo e arrivo fino in Tirolo. Solo che poi leggi i pacchetti vacanza, alla voce «come arrivare» c’è scritto che «Alitalia offre voli diretti fra numerose città italiane e l’Austria», e allora come non detto. Non si può nemmeno dire e va bene, vado al mare, visto che anche il personale del gruppo Tirrenia s’è aggiunto alle proteste, il fitto calendario degli scioperi dice che tanto per cominciare si fermano il prossimo 20 novembre, non è il primo e non sarà l’ultimo sciopero.
Ora, è vero. Non è che il diritto al saliscendi in pista sia garantito dalla Costituzione e dall’ordinamento comunitario come quello alla mobilità, epperò il principio è lo stesso. Perché dai fornai ai giornalisti ai magistrati, tutti se si fermano creano un disagio, ma raramente così grande e così odioso come quello di chi dovrebbe garantire il diritto agli spostamenti.

Tanto per citare una delle categorie più propense all’agitazione, se incrociano le braccia i metalmeccanici magari ci rimettono loro e il «padrone» della loro fabbrica, ma rispetto ai lavoratori dei trasporti, l’arma è così spuntata che ultimamente persino loro centellinano gli scioperi.

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