Stoppani bonificata con macchinine radiocomandate

Stoppani bonificata con macchinine radiocomandate

Le polveri inquinanti che minacciano l'ex area industriale Stoppani di Cogoleto hanno i giorni contati e, nella corsa contro il tempo alla bonifica ambientale, finalmente sembra intravedersi un primo punto d'arrivo. Anche se la guerra non può dirsi ancora vinta, le imprese che si occupano del risanamento del sito un successo l'hanno quasi portato a casa: entro due mesi è previsto il termine della prima tranche di lavori di riqualificazione delle aree appartenenti all'ex stabilimento. Dopo la decontaminazione dall'amianto e la demolizione, nel giugno scorso, dell'area sud della struttura, entro Natale i vertici aziendali garantiscono la fine delle operazioni di smaltimento del solfato giallo contenuto nei magazzini, circa 6mila tonnellate di prodotto altamente inquinante.
Il deposito, ora in sicurezza, è rimasto per anni esposto alle intemperie e al vento che qui, in certi periodi dell'anno, soffia ai 100 chilometri all'ora: è impossibile stabilire quanto materiale sia andato disperso nelle zone circostanti. «I rischi durante i lavori - dichiara Damiano Belli direttore di Cosint, consorzio di imprese che si occupano della demolizione e della bonifica dell'ex sito industriale - non riguardano solo possibili sversamenti di prodotti inquinanti ma anche problemi nell'immagazzinare i rifiuti. Vista la tossicità del cromo poi abbiamo dovuto pensare a modalità di rimozione e spostamento che garantissero la sicurezza per il personale dei cantieri».
Già perché in questo Despe, società che si occupa di gestire rifiuti industriali, un record l'ha raggiunto: utilizzare per la prima volta in Italia tecniche che non prevedono la presenza di operai in cantieri dove si svolgono lavori pericolosi. «Per lo stoccaggio del solfato in Stoppani - continua Belli - utilizziamo mezzi radiocomandati evitando il più possibile che gli operai entrino in contatto con la sostanza. All'interno del capannone nord lavorano solo macchine manovrate da un tecnico che si trova in una cabina di regia e che agisce attraverso un sistema di telecamere e monitor».

I due escavatori utilizzati, un Cat 325 e un Pmi 910, raccolgono il materiale che viene confezionato nei sacchi per lo smaltimento e caricato sui camion, riducendo il rischio di dispersione e permettendo di insaccare circa 70 tonnellate di rifiuti al giorno. Gli scarti vengono poi inviati in Germania e smaltiti all'interno di ex miniere di metalli. «Inoltre - conclude Belli - è già in atto la messa in sicurezza delle falde acquifere e dei terreni limitrofi».

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