Politica

Storace ai farmacisti: «Applicate gli sconti sui medicinali da banco»

Francesca Angeli

da Roma

Il modo per fare risparmiare gli italiani in farmacia lo ha già messo in pratica lo scorso luglio, dando il via libera al decreto taglia-prezzi. Quella che riguarda le medicine è una spesa pesante: all’anno 12 miliardi di euro a carico del servizio sanitario nazionale e circa 6 miliardi per i privati cittadini. La legge 149 blocca i prezzi per due anni e prevede la possibilità di fare sconti fino al 20 per cento sulle confezioni di fascia c, quella a totale carico del cittadino. Un provvedimento non proprio popolare tra i farmacisti, che però alla fine lo dovranno digerire fino in fondo, anche se l’applicazione della legge sul territorio è ancora a macchia di leopardo.
Adesso al ministro della Salute, Francesco Storace, cominciano ad arrivare i primi rapporti dei Nas che stanno verificando, farmacia per farmacia, il comportamento dei titolari. Con l’applicazione del taglia-prezzi, a pieno regime, assicura Storace, il risparmio dovrebbe salire al 15, 18 per cento della spesa annua per ogni cittadino. Nessun bisogno quindi di ipotizzare la vendita dei cosiddetti farmaci da banco, quelli che non necessitano di una prescrizione medica, nei supermercati come chiede la grande distribuzione. Anche di questo Storace ha parlato ieri con il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola.
Ministro Storace lei è contrario alla vendita medicinali da banco nei supermercati che in molti paesi è permessa. Perché?
«Le farmacie sono presìdi sanitari insostituibili sul territorio. Ed io credo sia necessario il filtro di competenza e professionalità degli operatori di questo settore. Apprezzo l’iniziativa di Scajola sul contenimento dei prezzi che va incontro al disagio dei cittadini. C’era un gran bisogno di proposte in questa direzione. È stato messo in piedi un tavolo con la grande distribuzione che tra l’altro chiede di poter vendere i farmaci da banco anche nei supermercati. Io non ho posto veti ma ho chiesto a Scajola di fermarci e riflettere su questo punto».
E Scajola?
«È d’accordo. Giustamente vuole rispondere a una richiesta specifica di risparmio da parte dei cittadini ma non è necessario ricorrere alla grande distribuzione per il semplice fatto che siamo già andati incontro a questo bisogno. In dieci anni i farmaci a totale carico del cittadini sono aumentati del 50 per cento, ovvero del 5 per cento all’anno. Il prezzo dei farmaci che si trovano in fascia A, a carico dello stato, è oggetto di contrattazione con le aziende. Questo invece non avveniva per quelli di fascia C. Io ho voluto garantire al cittadino gli stessi diritti che ha lo Stato. Ovvero quello di trattare, nei limiti, sul prezzo. Con la 149 prima di tutto ho bloccato per due anni i prezzi dei farmaci di fascia C, dunque automaticamente il cittadino risparmierà quel 5 per cento di aumento, poi nel 2007 ricontratteremo».
Come funzionano gli sconti?
«Nella fascia C ci sono sia i farmaci che necessitano di una prescrizione, sia quelli senza obbligo di prescrizione e i cosiddetti da banco. Soltanto questi ultimi sono soggetti agli sconti. Per i farmaci che necessitano di una ricetta, laddove non sia specificato che sono insostituibili, la legge prevede che il farmacista informi il cittadino sul farmaco equivalente come principio attivo ma meno costoso. Anche questo comporta un risparmio considerevole. Lo sconto fino al 20 per cento invece può essere applicato dal farmacista sulle cosiddette confezioni da banco, quelle che prendiamo senza ricetta. Le più comuni sono aspirina, tachipirina, cibalgina. La trattativa con loro è stata serrata, non volevano cedere al principio di concorrenza e mantenere il prezzo unico ma legge è passata».
E come sta andando. Li applicano questi sconti o no?
«Le cifre fornite dai Nas sono ancora parziali ma grosso modo possiamo dire che un terzo delle farmacie pratica il massimo degli sconti, ovvero arriva al 20 per cento, un terzo non li applica e il resto varia dal 5 al 15 per cento. In settembre però firmerò il protocollo di intesa con le associazioni dei consumatori per la piena applicazione della legge 149. Mi auguro quindi che Federfarma colga l’opportunità e sigli con noi l’accordo».
Altrimenti?
«È evidente che se i farmacisti ci vengono incontro e l’applicazione degli sconti va a regime l’ipotesi di vendere i farmaci al supermercato decade automaticamente».
E per l’aumento dei costi?
«Vogliamo intervenire anche sulla formazione del prezzo che intanto abbiamo bloccato. Nessuna ritorsione.

Dico soltanto che per aumentare i costi di un farmaco l’industria deve dare una motivazione».

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