«Egregia signora senatrice, da tanto tempo si parla di questo suo progetto, ma per fortuna non sè fatto ancora niente. Vede che non sono contenta di andare con tanti uomini, a cui a volte ho voglia di sputare, ma ho un figlio da mantenere e finché posso devo restare qui a guadagnare», scrive una prostituta alla senatrice Lina Merlin, intestataria della legge omonima, che nel 1958 abolì le case di tolleranza. Dove, appunto, si tollerava che i borghesi dessero libero sfogo alle proprie pulsioni represse. E meno male che al Festival di Roma, questanno assai fiacco quanto a film, spuntano documentari come Case chiuse di Filippo Soldi (il 3 novembre), dal quale tale testimonianza proviene. Prodotto da Combo Produzioni con Rai Cinema e Cinecittà Luce, i cinquantadue minuti di racconti sui lupanari, partono da Pompei e dal papiro erotico del Museo Egizio di Torino, per approdare allArtemis di Berlino, centro di lusso che pare una spa di alto profilo. Dove gli italiani fanno la fila, per indossare un accappatoio bianco, bere bibite e accompagnarsi alle prostitute. Di scena nella sezione Extra, che punta le sue carte su unambizione culturale - rendere latmosfera di tempi più bacchettoni degli attuali -, Case chiuse impegna Piera Degli Esposti e Mariangela dAbbraccio nella lettura delle molte lettere scritte dalle lavoratrici del sesso alla senatrice Merlin, avversata pure da Indro Montanelli.
Che nel pamphlet Addio, Wanda! notava: «In Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare lintero edificio, basato su tre fondamentali puntelli: la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia».Dello stesso parere Tinto Brass e Lina Wertmüller, qui intervistati su unistituzione antica, ma di bruciante attualità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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