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Storia e innovazione L'ora del lusso segna 150 novità

Gli espositori sono passati da 16 a 24. Giunti 14.500 visitatori da ogni angolo del globo. In vetrina le eccellenze manifatturiere

Fabrizio RinversiGinevra Affermava Coco Chanel: «Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità». Un concetto che si respirava a pieni polmoni negli ambienti patinati e raffinatissimi del Salone dell'Alta Orologeria di Ginevra, giunto quest'anno alla sua 26a edizione e capace, ancora una volta di rinnovarsi e di proporre facce sempre più variegate e diversificate dello straordinario fascino del segnatempo. E, infatti, gli espositori sono aumentati da 16 a 24 unità, nove delle quali, espressione di realtà indipendenti di altissimo livello, quali Christophe Claret, De Bethune, H. Moser & Cie, Hautlence, HYT, Kari Voutilainen, Laurent Ferrier, MB&F, Urwerk, riunite in un'area denominata «Carré des Horlogers». Gli stand degli altri quindici, storici marchi sui quali il Salone ha costruito, nel tempo, il suo grande prestigio hanno lavorato su design e immagine per definire nel modo più ricercato la propria identificabilità agli occhi dei 14.500 visitatori intervenuti, provenienti da ogni angolo del pianeta. Stiamo parlando di A. Lange & Söhne, Audemars Piguet, Baume & Mercier, Cartier, Greubel Forsey, IWC, Jaeger-LeCoultre, Montblanc, Panerai, Parmigiani, Piaget, Richard Mille, Roger Dubuis, Van Cleef & Arpels e Vacheron Constantin. Fabienne Lupo, Presidente e Managing Director della Fondation de la Haute Horlogerie, organizzatrice del Salone ha voluto sottolineare che «i comuni denominatori delle Maison al SIHH sono stati la creatività, l'expertise, l'artigianalità manifatturiera, l'eccellenza, ed il desiderio di raggiungere l'impossibile». E, osservando le oltre centocinquanta novità presentate, non posso che trovarmi concorde con il pensiero suesposto, al quale aggiungo un ulteriore elemento di comunione tra gli espositori, ossia la ricerca di una razionalizzazione sempre più marcata e chiara delle collezioni in catalogo e una proposta decisamente focalizzata e meno dispersiva dei prodotti che caratterizzeranno l'anno, evitando di immettere sui mercati troppe referenze in termini non funzionali. Dunque, nella memoria sono rimasti impressi modelli quali il Richard Lange Secondi Saltanti di A. Lange & Söhne, il Radiomir 1940 3 Days Acciaio da 47 mm di Panerai, la cui impareggiabile allure è enfatizzata dal quadrante marrone ispirato dagli iconici modelli degli anni '50 (decolorato dal nero a causa della polvere di radio utilizzata all'epoca), lo spettacolare Royal Oak Concept Supersonnerie di Audemars Piguet (con i gong montati su di una platina aggiuntiva per amplificare il suono), il tecnologico RM 50-02 ACJ Cronografo Tourbillon con Secondi Sdoppianti di Richard Mille (in lega di alluminio e titanio con lunetta in ceramica e tratto che riprende quello degli oblò dei jet Airbus). Indiscutibilmente le linee guida della migliore tradizione orologiera elvetica hanno informato la gran parte dei modelli proposti, avendo le Maison presenti la possibilità di attingere a patrimoni storici di altissimo livello, come nel caso del nuovo Drive de Cartier dalla filante cassa coussin smussata negli angoli e bombata, oppure festeggiando anniversari significativi come gli 85 anni del Reverso di Jaeger-LeCoultre, i 110 anni di Montblanc, gli 80 anni della «potente» collezione Pilot's Watches di IWC (rispettosa del passato nel modello da 55 mm, ma attenta nel contempo a contenere le misure arrivando fino ai 36 mm), i 20 anni di Parmigiani sintetizzati dal Tonda Chronor Anniversaire, e ancora i 20 anni dell'Overseas di Vacheron Constantin, onorati da ben cinque nuovi movimenti.

A far da contraltare, l'ora liquida di HYT, l'EMC Time Hunter di Urwerk che consente all'utilizzatore di effettuare regolazioni di precisione e lo schema tecnico concentrico del sofisticato DB25 World Traveller di De Bethune.

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