La storia di Luz e Owens rivivrà con figlio e nipote

Fu una storia indimenticabile, la faccia imbufalita del Fuhrer ancor di più. Ma la sfida del salto in lungo fra Luz Long, il bianco tedesco che Hitler voleva veder vincere, e Jessie Owens, il nero che gli stava sullo stomaco, restò nei “must” delle Olimpiadi di Berlino 1936. Ci fu un’altra straordinaria storia fra il bianco e il nero in quegli anni, ma sul ring: ancora un americano nero, Joe Louis, e ancora un tedesco, a cui Hitler chiedeva di tener alto l’onore, Max Schmeling. Anche in quel caso il nero fece storia e il bianco raccontò una storia.
I mondiali di Berlino vogliono rieditare la storia di Luz e Owens proprio nel giorno della premiazione del salto in lungo (22 agosto). L’oro al vincitore verrà consegnato da Marlene Dortch, la bisnipote di Owens, e Kai Long, il figlio di Luz. Almeno nella memoria, i mondiali ripercorreranno qualcosa di quella storia straordinaria che si sviluppò fra i due campioni. Owens vinse l’oro, forse grazie a Luz. Lo raccontò proprio il campione olimpico: nei primi due salti delle qualificazioni Owens fece due nulli. Forse distratto anche dalle qualificazioni dei 200 metri ai quali partecipava.
Restava solo un salto per tentare di non rovinare quella che sarebbe poi diventata l’impresa della storia: vincere l’oro in quattro specialità (lungo, 100, 200 metri e staffetta). Luz, uno dei migliori saltatori degli anni ’30 e uno dei favoriti per la finale, allora gli consigliò di allungare la partenza della rincorsa di circa 30 centimetri. Così fu.
Owens andò in finale e il giorno dopo vinse l’oro davanti al tedesco. Narra la storia che Hitler si alzò indispettito e se ne andò. Invece Owens spiegò nelle sue memorie: «Il cancelliere tedesco mi vide sfilare davanti a lui, mi guardò, si alzò in piedi, mi fece un cenno della mano ed io risposi così». Invece con Long, rimase l’amicizia. I due lasciarono lo stadio insieme, a dispetto della rabbia del Fuhrer. Luz aveva ventisei anni, ma a trenta morì: in guerra, per le ferite riportate in combattimento in Sicilia.

Le famiglie sono rimaste sempre in contatto
Fu una storia così importante, quella di Owens a Berlino, non solo per lui ma per tutta l’America, che stavolta gli atleti statunitensi avranno la tuta da gara e da sfilata con le sue sigle «J.O.» incise sul davanti. Accanto al simbolo della bandiera. Come fosse una bandiera.RiSi

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