Loro, una ventina di famiglie di rom romeni, dicono di abitare nel «Marchiondi» da 5 anni, dopo aver «mandato via i nordafricani e i tossici», sebbene lultimo allontanamento di irregolari da queste stanze risale al settembre 2006. Allora si discusse di come e quando recuperare il «capolavoro del Viganò». Sgarbi non era ancora assessore, troppi i 20 milioni necessari per il restauro, meglio puntare sulla concessione del «solo suolo» ai privati più volenterosi, purché nei sette edifici fosse rispettata la destinazione duso a fini didattici. Di fatto, però, lasta non parte.
Finalmente listituto che negli anni Cinquanta e Sessanta ha ospitato ragazzi «difficili e caratteriali» ricompare nelle carte del Comune a novembre. «La giunta approva un protocollo dintesa per convertire immobili abbandonati in residenze per universitari». Tra gli edifici interessati cè proprio lesemplare del brutalismo meneghino di via Noale. Intanto, si ripetono le visite guidate degli esperti di architettura, che arrivano da tutta Italia e anche dallestero per ammirare il «cemento armato a vista» e le caratteristiche scale a chiocciola. Pochi giorni fa, il sopralluogo di una delegazione di docenti e studenti delluniversità della Svizzera italiana: ma, raccontano i testimoni, hanno dovuto farsi scortare dai vigili per evitare «unosservazione un po troppo partecipata» o vere e proprie aggressioni a causa dei rom.
Riguardo alle occupazioni abusive, domani la Regione Lombardia sottoscriverà con provincia, Comune, Aler, prefettura e questura un «patto» per la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, come previsto dalla legge regionale. A questo è servito, ieri, il «sì» al testo da parte della giunta su proposta del governatore Formigoni e dellassessore alla Casa Scotti.
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