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Studiosi inglesi assicurano: «Lui è più intelligente di lei»

La ricerca ha accertato che il cervello maschile è più grande e potente di quello femminile. Per questo tra le donne scarseggiano i geni

Nino Materi

«L’uomo è più intelligente della donna».
La notizia è di quelle che sembrano concepite apposta per far litigare mariti e mogli, fidanzati e fidanzate, fratelli e sorelle, colleghi e colleghe di lavoro: insomma, l’universo dei «lui» contro quello delle «lei»; i geni da una parte e le oche dall’altra. In realtà le cose non stanno esattamente così anche se ieri il quotidiano inglese The Times riportava in prima pagina la «clamorosa scoperta» fatta dai professori Paul Irwing e Richard Lynn, entrambi docenti di psicologia alla Manchester University.
Cosa sostengono infatti i due ricercatori inglesi? «Il cervello maschile è più grande mediamente del 10 per cento rispetto a quello femminile». E poi: «Nella classifica delle persone con il maggiore quoziente intellettivo, solo una su cinque è donna». Due circostanze dalle quali gli studiosi britannici traggono una conclusione quantomai azzardata: «Le femmine sono meno intelligenti dei maschi. La differenza si fa sempre più evidante dai 16 anni in poi. Età in cui il deficit femminile si evidenzia soprattutto in discipline come matematica, ingegneria e fisica». Per avvalorare la loro tesi la coppia Irwing-Lynn spiega di essere arrivata a questo risultato dopo 20mila «verifiche sperimentali» su un campione di migliaia di soggetti appartenenti a vari ceti sociali. Alla fine dello screening, durato parecchi anni, il risultato non ha mai registrato modifiche: «Il cervello di lui è più “potente” di quello di lei mediamente di cinque punti sul QI». Lo studio - pubblicato sul British Journal of Psychology - non è stato però accolto dalla comunità scientifica internazionale con grande entusiamo.
Un recente lavoro di un’équipe di Irvine in California, ad esempio, aveva già dimostrato quanto morfologicamente i due tipi di cervelli siano tra loro diversi, sottolineando però un elemento fondamentale: «L’intelligenza non ha alcuna relazione con la differente dimensione dei cervelli». Come dire, una persona con un cervello piccolo può essere mille volte più «cognitivamente reattiva» rispetto a una con un cervello più grande. Altro controverso punto dello studio curato dai professori Irwing e Lynn: il «QI», ossia il quoziente intellettivo. Il genetista Horst Hammeister è convinto infatti che «la misura del QI non costituisce uno strumento attendibile per valutare l’intelligenza umana e i risultati dei test logici, a volte, possono deviare dalle aspettative».
Anche in chiave evoluzionistica la ricerca inglese non sembra raccogliere consensi: «Man mano che la specie umana continuerà a riprodursi - sostiene il professor Horst Hammeister che in Germania coordina un gruppo di lavoro dell’Università di Ulm - l’uomo è destinato a diventare meno intelligente mentre per la donna il processo sarà inverso. Insomma, nel giro di pochi decenni la foemina sapiens prenderà il posto del vecchio - e ormai superato - homo sapiens».
Infine per la categoria estiva «scienza sotto l’ombrellone» registriamo un altro «autorevole» studio proveniente dagli Usa. I ricercatori dell’University of Michigan e del Colorado College hanno sentenziato che «la donna in bikini perde gran parte delle sue capacità intellettive». In realtà l’obiettivo era «esaminare le abilità matematiche di uomini e donne in abbigliamenti diversi». A sorpresa la scoperta: «L’elasticità mentale delle femmine varia a seconda dei vestiti indossati, mentre quella maschile rimane costante». Imprevedibili le conseguenze: «In jeans e maglione le donne-cavie riuscivano a risolvere problemi matematici complicatissimi: le stesse, vestite di un solo bikini, andavano nel pallone».

Più che da Science, roba da Novella 2000.

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