TorinoListinto e il contesto culturale in cui è cresciuto, urlavano vendetta. Ma un ragazzo rom di ventanni, di fronte alla scoperta che la propria fidanzata 17enne era stata violentata da suo padre, ha scelto la strada della giustizia. Non la giustizia rom, quella che si ottiene con il sangue. Ma la giustizia italiana. Il giovane ha infatti chiamato la polizia e ha denunciato suo padre, di 47 anni.
Un gesto importante, il suo. Un atteggiamento che rompe il muro di silenzio che solitamente circonda la comunità rom, abituata a lavare i panni sporchi in famiglia. Tutto si consuma nella notte tra domenica e lunedì. Il ragazzo vive con la fidanzata 17enne, della stessa etnia, allinterno di una baracca in uno dei campi nomadi alla periferia Nord di Torino.
Domenica sera il padre del ragazzo, che vive in una baracca non troppo distante da quella del figlio, si presenta dai futuri sposi e chiede in prestito lauto per raggiungere un altro campo nomadi, dove avrebbe potuto comprare a buon mercato delle birre da un connazionale. Il figlio decide di accompagnarlo.
Un breve viaggio al quale si uniscono anche la ragazza e un amico della coppia, che in quel momento era ospite da loro. Intorno alla mezzanotte, durante il viaggio di ritorno, la macchina rimane a secco di benzina.
Posteggiata lauto in uno spiazzo isolato, il ragazzo e lamico si incamminano verso il vicino distributore, lasciando il padre e la ragazza a sorvegliare lauto. Rimasti soli, luomo trascina la ragazzina nella boscaglia e la violenta. Poco dopo il gruppo si ricompatta, i quattro fanno ritorno al campo nomadi. La giovane sceglie di andare a dormire. Intorno alle due, quando il fidanzato la raggiunge a letto, lei scoppia in lacrime e racconta lo stupro.
La coppia decide di avvertire la polizia.
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