Milano - Dopo una serata passata con gli amici, era rientrata a casa, aveva parcheggiato l’auto in strada ed era entrata in giardino. E qui è iniziato l’incubo. Ad attenderla due uomini che l’hanno assalita come due predatori, la faccia a terra, una mano sulla bocca per impedirle di gridare, poi la violenza. Infine la fuga con la borsetta della vittima. La povera ragazza ha chiamato la madre che l’ha accompagnata alla clinica Mangiagalli dove i medici hanno confermato lo stupro. Mentre la Mobile ha iniziato le indagini. Tutt’altro che facili: la giovane donna non ha visto in faccia i suoi aggressori.
La violenza si è consumata nel giro di pochi minuti a Sesto San Giovanni, nel quartiere popolare a ridosso del cimitero nuovo. Un insieme di isolati di edilizia popolare, molti abbelliti da un giardinetto interno con panchine e lampioni. Quasi sempre spenti purtroppo. La ragazza, 33 anni, ha passato il sabato sera fuori ed è rientrata un po’ tardi. Difficile anche stabilire l’ora esatta dello stupro: la vittima è in un forte stato confusionale e ricorda poco e male quel che le è capitato. Di sicuro parcheggia l’auto in strada e supera la recinzione che immette nel parchetto interno. Non ci sono cancelli, gli accessi sono più di uno e comunque la cancellata e bassa e si salta con un niente.
Fatti pochi metri dal buio escono due ombre che si gettano sulla ragazza. Presa alle spalle non ha modo di reagire e sembra neppure di vedere gli aggressori. Più tardi non saprà dire com’erano vestiti, se erano alti o bassi, giovani o vecchi. Le loro intenzioni sono però chiare. Mani dappertutto, iniziano a spogliarla. Lei caccia un urlo con quanto fiato ha in gola, poi una mano sulla bocca le impedisce di continuare. E così, mentre il primo la blocca, tenendole giù la testa, l’altro sfoga i suoi bestiali istinti. Poi i due mascalzoni si scambiano i ruoli.
La ragazza rimane a terra confusa, ammaccata, umiliata. I due predatori fuggono, non senza prima aver afferrato la borsetta. Dentro pochi spiccioli, una cinquantina di euro e forse anche il cellulare. La polizia non lo precisa, si sa però che questo furto è molto frequente. Ma anche che è un elemento che spesso ha portato a buoni frutti: seguendo le tracce elettroniche in parecchi casi gli investigatori sono arrivati agli stupratori.
Alla vittima non rimane che salire in casa e chiedere aiuto alla madre. La donna chiama il 118 e segue la figlia alla Mangiagalli. Intervengono i poliziotti delle volanti e quelli della squadra mobile, la ragazza fornisce un sommario racconto dell’aggressione quindi si affida ai medici che le prestano le prime cure. In particolare, per mesi, dovrà sottoporsi a visite periodiche per escludere l’eventualità di aver contratto qualche malattia.
Domenica mattina è già negli uffici della sezione «fasce deboli».
Viene sentita a lungo, ma non riesce ad aggiungere particolari utili all’identificazione dei suoi aggressori: non sa neppure precisare se sono italiani o stranieri. Individuarli sarà un’impresa anche perché in zona non ci sono telecamere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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