Suicida a nove anni. È lorribile fine di bambina francese, malata di diabete cronico, che si è tolta la vita buttandosi dalla finestra di casa, al quinto piano di un palazzo di Pierre-Benite, alla periferia di Lione, nel centro della Francia.
Che si sia trattato di un gesto disperato e non di una disgrazia è stato confermato da alcune righe che la bimba ha scritto poco prima di gettarsi nel vuoto, lunedì pomeriggio intorno alle 18.30.
Sembra che, prima di decidere di farla finita, la piccola avesse avuto un litigio con la tata, che lavrebbe rimproverata perchè mangiava troppe caramelle e dunque non faceva abbastanza attenzione alla sua dieta. Che per forza di cose doveva essere rigida.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, nel breve messaggio, la bimba ha scritto che non ne poteva più della sua vita e che si sarebbe lanciata dalla finestra. Nonostante il volo di quasi 15 metri la bambina respirava ancora quando sono arrivati i soccorritori. È. stata ricoverata in gravissime condizioni allospedale più vicino ma nonostante il disperato tentativo dei medici di strapparla alla morte ha smesso di respirare durante la notte.
La fine tragica della bimba, che aveva due sorelle più grandi ed era descritta da tutti come molto vivace, ha sconvolto la famiglia, il vicinato e i compagni di scuola. «Non ci sono dubbi che si tratti di suicidio, anche se è molto raro su un bambino di questa età», ha sottolineato il procuratore di Lione, Marc Desert.
«A volte ci sono situazioni imprevedibili, o poco prevedibili, che sono il frutto di una serie di convergenze negative che possono portare ad un epilogo drammatico, come nel caso di questa bambina di 9 anni. Ma la verità è che a 9 nove anni il suicidio non dovrebbe essere nel novero delle possibilità di un bambino».
Così la psicologa Anna Oliviero Ferraris commenta il drammaticocaso. «Così su due piedi è difficile ipotizzare che cosa può aver provocato il gesto estremo di questa bambina - aggiunge lesperta - però non credo che una malattia sia pur seria come il diabete cronico possa portare addirittura al suicidio».
Il vero problema, aggiunge Ferraris, «è che a nove anni non si dovrebbe pensare al suicidio come ad una eventualità. Un tempo a questa età le ragazze erano come protette da un filtro e non arrivavano ad immagazzinare questo tipo di informazioni. Mentre oggi, invasi come siamo dalle immagini e dominati dalla pervasività dei mezzi di comunicazione, anche le bambine più piccole arrivano a cogliere il significato di un gesto come il suicidio e si possono convincere che si può fare».
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