RomaLo scambio di cortesie tra il sottosegretario Gianni Letta (che annuncia il ritiro dellemendamento che metteva il segreto di Stato sulle telefonate degli 007) e il presidente del Copasir Massimo DAlema (che rende merito alla scelta «ragionevole» del governo e che si farà promotore di un apposito disegno di legge in materia) ha dato il segno alla giornata di ieri.
Sul fronte del contrastatissimo ddl che limita uso e diffusione delle intercettazioni telefoniche, i fuochi di guerra sembrano essersi improvvisamente spenti. Dentro il Pdl, dove i finiani restano prudenti («aspettiamo i testi») ma ammettono «passi avanti» e, con Fabio Granata, celebrano la «vittoria della ragionevolezza e della legalità, non di una corrente», la loro ovviamente. Ma anche tra maggioranza e opposizione si registra un clima nuovo. «È la prova - dice Letta - che quando alle inutili polemiche si sostituisce il confronto serio e responsabile, non è difficile arrivare a una soluzione per tutti accettabile o addirittura condivisa». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio cita tra virgolette il capo dello Stato, che proprio di soluzioni «accettabili» aveva parlato, e si spinge a parlare di possibile «condivisioni», evocate anche dal leader Udc Casini.
Ed proprio è sotto gli auspici di Giorgio Napolitano, che ha invitato tutti a stemperare le tensioni, che anche il Pd ha aperto al dialogo. «Il nostro impegno e il nostro senso di responsabilità hanno consentito alla maggioranza di ripensare il testo», dice la capogruppo in Senato Anna Finocchiaro. Per Nicola Latorre, «se saranno confermati gli emendamenti annunciati dal Pdl il confronto in Parlamento assumerà un altro significato». E per il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, la legge può uscire dal Senato «migliorata».
Le aperture al dialogo e laccordo bipartisan sugli 007, sancito tra DAlema e il ministro Alfano sotto il segno di Napolitano, dividono però lopposizione. I dipietristi, comera prevedibile, si scatenano: «Non cambiamo idea, resta una porcheria», dice il capogruppo Belisario. E per Luigi De Magistris la legge «resta un grimaldello per fermare la magistratura e la libera informazione». Ma anche dentro il Pd sale la fronda dallala veltroniana, che annusa aria di compromesso.
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