Sulle multe ai tassisti, vigili in panne

Claudia Passa

Della muscolare azione repressiva messa in campo per cacciare i tassisti irregolari dall’aeroporto di Fiumicino alla fine ricorderemo solo gli interminabili vertici in Prefettura. L’ultima giornata in trincea risale a ieri, quando tutte le autorità competenti sono state riunite per dare una risposta ai tassisti inferociti. Già, perché il coordinamento della task force congiunta Roma-Fiumicino, «partorito» dopo cinque mesi di passione a causa delle bizze dell’amministrazione capitolina, ha funzionato talmente bene che ai conducenti colpevoli d’aver infranto il protocollo d’intesa che regolamenta il servizio taxi non è rimasta neppure la certezza della pena. I vigili romani hanno infatti deciso di elevare contravvenzioni da 2.060 euro (previste per le aree aeroportuali), i colleghi di Fiumicino multe da 103 euro stabilite dal comma 2 dell’articolo 1174 del codice della navigazione («al pari delle altre forze dell’ordine», specifica l’assessore ai Trasporti Tomaino). Al punto che, nonostante ieri in Prefettura fossero presenti entrambi i comandanti, Giovanni Catanzaro (ad interim per Roma) e Antonio Baroncini (per Fiumicino), l’unica soluzione è stata formulare un quesito all’Avvocatura generale del Campidoglio per decidere quale sanzione infliggere ai «disobbedienti».
Nonostante questo macroscopico «strabismo» operativo, il prefetto Serra ha espresso «particolare apprezzamento» per «l’accordo raggiunto tra le amministrazioni comunali di Roma e Fiumicino sul coordinamento degli interventi di vigilanza». Ma anche su questo accordo, siglato il 29 agosto scorso dopo cinque mesi di tira e molla, qualcosa da dire ci sarebbe. Già, perché appena dieci giorni fa, il 26 agosto, il viceprefetto vicario Angelo Malandrino aveva dovuto emettere una nuova ordinanza «riparatrice», «considerato che – si legge nel documento – le due amministrazioni comunali non hanno ancora raggiunto l’accordo sulle modalità di collaborazione tra le rispettive Polizie municipali». La precedente ordinanza datata 27 giugno, che autorizzava gli agenti di Roma a recarsi per due mesi «in trasferta» al Leonardo da Vinci, era infatti scaduta senza che i rispettivi Comuni giungessero a un’intesa operativa. E per questo la Prefettura s’è vista costretta a emanare un atto «supplementare» prorogando per due mesi la validità del precedente. Tre giorni dopo è arrivato l’accordo, che attribuisce a Fiumicino il coordinamento operativo ma non la superiorità gerarchica sui vigili di Roma «in missione». Ma, chissà come mai, al di là del sindacato Sulpm, nessuno sembra aver ritenuto opportuno darne pubblicità.
Un accordo in realtà esisteva già da prima: era stato sottoscritto il 22 giugno scorso da due funzionari della Municipale di Roma, e prevedeva che gli agenti capitolini fossero «comandati» in aeroporto e coordinati dai «padroni di casa». Il 12 luglio il comandante ad interim dei «pizzardoni» di Roma, Giovanni Catanzaro, aveva disposto «l’immediata e integrale attuazione» di tale accordo, salvo poi specificare che i vigili sarebbero andati al Leonardo da Vinci «in missione». Poi le polemiche estive: il sindaco di Fiumicino a rivendicare carte alla mano il comando della task force, l’amministrazione dell’Urbe a puntare i piedi, i sindacati confederali a criticare duramente l’operato del comando della Polizia municipale di Roma.

In pochi a fine agosto, quando la fragile tregua è stata sottoscritta, se la sono sentita di esprimere soddisfazione. I molti critici oggi si astengono dall’infierire. Preferiscono non sparare sulla croce rossa. Non ne hanno bisogno: i fatti sembrano dar loro inequivocabilmente ragione.

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