Alla sosta azzurra dopo la «settima», recita il campionato di calcio di serie A: Genova punti 29, Milano 25, Roma 20. Nel dettaglio che ci riguarda: Sampdoria in frenata ma ancora in testa con l'Inter a quota 16, 12 punti in più del semitragico campionato scorso, Genoa quinto in riaccelerazione a quota 13, un punto in più del brillantissimo campionato scorso. Ancora e speriamo a lungo, viva dunque la Lanterna magica.
A rimorchio di Inter-Udinese 2-1 («Special zero» gratificato dal fondoschiena) e Palermo-Juventus 2-0 (Ciro, che dolor...) osservo peraltro che larga parte delle tifoserie blucerchiata e rossoblù, legittimamente infervorate dalle prodezze delle squadre del cuore, mostrano di avere le idee un tantino appannate. Mi spiego: sampdoriani e genoani (mi smentisca chi si sente di farlo in tutta sincerità) in larga parte speravano che perdesse l'Inter contro l'Udinese e perdesse la Juve a Palermo. Allora io dico agli uni e agli altri, a cervello freddo: guardiamo verso l'alto il più possibile, ma manteniamo la testa sul collo. Al di là delle sacrosante simpatie personali, il vostro interesse autentico sarebbe esattamente il contrario: che cioè Inter e Juve, indiscutibili candidate ai primi due posti finali, concorressero a liberarvi non solo la quinta e la sesta piazza (Europa League) ma pure la terza e la quarta (Champions) invariabilmente vincendo quando incontrano Fiorentina e Udinese, Roma e Palermo, Milan e Lazio; e per maggior cautela ci metto pure Parma Chievo e Napoli, toh. È chiaro il concetto?
Dopodiché scendo nei particolari che ci interessano.
Frena dunque la Sampdoria ospitando il Parma. C'è da allarmarsi? No, nel modo più assoluto. Punto primo: perché il Parma di Guidolin è una signora squadra, di intensa fisicità e notevole tasso tecnico, micidiale in contropiede, che non a caso in trasferta ha precedentemente pareggiato a Udine, fatto soffrire l'Inter a San Siro e vinto a Roma a scorno della Lazio. Punto secondo: perché, dopo avere doverosamente puntualizzato che questo Parma ha giocato complessivamente meglio della Sampdoria e ha creato tante occasioni gol quante la Sampdoria, l'osservatore obiettivo non può tacere che la brillante squadra di Guidolin ha beneficiato di due decisivi errori arbitrali eufemisticamente definibili clamorosi. Galloppa che sotto gli occhi (chiusi?) di Mazzoleni ruba vistosamente palla in fallo su Pazzini per andare impunemente a segnare il gol del pareggio, e lo stesso Galloppa (grande centrocampista da Nazionale) che successivamente, in combutta con Zaccardo, falcia da tergo le gambe di Pazzini pronto a mettere nel sacco da due passi la palla del 2-1 servitagli su un piatto d'argento da Cassano. Niente rigore? Un errore così, nello specifico caso in cui il (demenziale) regolamento in vigore prevede pure l'espulsione del reo, sarebbe da ritiro immediato della tessera dell'arbitro Paolo Silvio Mazzoleni di Bergano e dell'aiutante Andrea Padovan di Conegliano per manifesta sopravvenuta incapacità. Punto terzo: sono convinto che Gigi Del Neri non farà più l'errore di snaturare il suo ottimo e abbondante «4-4-2» in favore di un pretenzioso «4-3-3» nel quale per il Bellucci attuale (non doveva ingannare l'azzeccata specifica mossa anti Cambiasso-Maicon) non c'è più posto; «4-3-3» che penalizzerebbe centrocampo e difesa pure con il trio Pazzini-Pozzi-Cassano. Contro l'ottima cerniera Mariga-Morrone-Galloppa tostamente coadiuvata al largo da Zenoni e Castellini, i poveri cristi Poli (è un peccato costringerlo a tamponare e basta, bravo a costruire come sarebbe) Palombo (in giornata opaca) e Mannini (muscolarmente infastidito) hanno dovuto sputare l'anima in impietosa inferiorità numerica; mentre l'imprendibile Biabiany e il professor Amoruso, tenendo costantemente in allarme Gastaldello e Lucchini, inchiodavano sulla difensiva pure Stankevicius e Ziegler. Punto quarto: non è vero che Cassano è in calo; è vero invece che, poiché lo marcano strettamente in due e un terzo è sempre pronto a chiuderlo (il che non gli ha comunque impedito, su terreno che lo penalizza, di servire tre palle-gol), in futuro qualche suo compagno dovrà mettere maggiormente a frutto la libertà di cui potrà conseguentemente godere. Tant'è che la sosta azzurra viene a fagiolo per recuperare Semioli e Tissone.
Riaccelera dunque il Genoa facendo al Bologna la festa del centenario. Scrivevo martedì scorso: il Genoa di Gian Piero Gasperini è una grande e brillante squadra finché corre a perdifiato; se rallenta è perduto. D'altronde, quando sei obbligato a giocare tre partite - e che partite! - ogni sette giorni devi pur tirare il fiato. Succede all'Inter e alla Juve che hanno due squadre a testa di pressoché pari valore, succede al Milan alla Fiorentina alla Roma, come potrebbe non accadere al Genoa che ha non più di 16-17 titolari autentici?
Beh, il brillante Gasperini, impietosamente privo delle colonne portanti Biava Rossi Criscito e Juric (cui personalmente affianco Sokratis), ci ha ricordato sul campo che molto dipende pure da chi incontri. Il suo Genoa d'emergenza resta una signora squadra dagli schemi mandati a memoria, atletismo comunque accettabile e uno spirito di corpo che non teme confronti; e il Bologna non è il Valencia. Sicché rieccolo alla soglia della zona Champions, il Grifone che sta facendosi onore in Europa: un Grifone cui la sosta azzurra permetterà di rimarginare le ferite per ripresentare la sera di sabato 17 a Marassi, contro l'Inter dello «Special zero» provvidenzialmente priva di Thiago Motta e Milito, almeno due - Rossi e Juric - dei quattro pezzi forti mancanti.
Poi riprenderà l'impietoso «tour de force» (giovedì 22 a Lille, domenica 25 a Cagliari, mercoledì 28 al Ferraris contro la Fiorentina, domenica 1º novembre a Palermo, giovedì 5 a Marassi contro il Lille, domenica 8 al Ferraris contro il Siena: le «solite» 7 partite nei «soliti» 22 giorni!) al termine del quale sapremo se il Genoa dovrà sperabilmente scegliere fra due fronti di pari impegno e prestigio - campionato ed Europa League - per non esporre Gasperini al più paradossale dei rischi: «Se vengo eliminato in semifinale europea e arrivo settimo in campionato, magari invece di dirmi bravo mi fanno passare per lo scemo del villaggio...».
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