La svolta di An in economia ha conquistato gli industriali

nostro inviato a Brescia

La nuova svolta di Alleanza nazionale sta in una frase di Adolfo Urso: «Proponiamo una riforma vera della pubblica amministrazione, basata su selezione, efficienza, meritocrazia». Per il partito che più di ogni altro è stato paladino del pubblico impiego, è una sterzata coraggiosa. Ma l’ex viceministro rincara: «Se necessario, bisogna arrivare al licenziamento dei cosiddetti nullafacenti». La «conversione neogollista» è il cuore della Conferenza nazionale per lo sviluppo e l'impresa, due giornate di dibattiti che An ha organizzato nella fiera di Brescia, una delle capitali produttive d’Italia: un’impresa ogni dieci abitanti, disoccupazione al 4 per cento, un terzo della produzione esportato, reddito annuo pro capite di 34mila euro.
La scelta della città e il lunghissimo elenco di relatori (imprenditori, economisti, top manager, fino al segretario della Cisl Raffaele Bonanni e a tre vicepresidenti di Confindustria, Pininfarina, Marcegaglia e Bombassei) la dice lunga sugli interlocutori individuati da An. Una svolta benedetta da Gianfranco Fini, che ieri dalla prima fila non ha perso una parola dei lavori. E apprezzata dal mondo delle imprese. Emma Marcegaglia ha lodato An per la scelta a favore del nucleare e ha criticato l'immobilità dell’attuale governo su energia e ambiente. Per Andrea Pininfarina, il documento di An «ha un respiro più ampio dei piccoli passettini fatti da Prodi sulle liberalizzazioni».
Nelle sale della fiera risuonano parole come competitività, innovazione, meritocrazia, capitale umano. I riferimenti sono i nuovi leader della destra europea, come il francese Sarkozy e il britannico David Cameron, ma anche i popolari spagnoli di Aznar e i cristiano democratici tedeschi del cancelliere Angela Merkel. Non mancano le critiche al governo del centrosinistra, come il rilievo di Gianni Alemanno sul taglio del cuneo fiscale: «Deve essere autorizzato dall'Unione europea, ma a oggi il governo non ha ancora fatto la notifica a Bruxelles. È un fatto grave». O le residue bordate sulla finanziaria: «Per rientrare nel Patto di stabilità bastava una manovra da 15 miliardi di euro, ne hanno fatta una da 35. In quei 20 miliardi di differenza ci sono scelte politiche, non economiche. Scelte che comportano aumenti di spesa pubblica».
Ma il vero obiettivo della conferenza di An è spiegato così da Alemanno: «Gli errori di Prodi sono sotto gli occhi di tutti e potrebbero farlo cadere anche in tempi brevi. Ma non basta ricordare i successi del governo Berlusconi-Fini. Dobbiamo fare un salto di livello e dire come vogliamo affrontare le nuove sfide». Aggiunge Urso: «In pochi mesi la sinistra ha deluso tutti. Noi dobbiamo dimostrare di essere un’opposizione in grado di governare e di esprimere un progetto complessivo da cominciare a realizzare subito. E An è l'unico partito che in questa fase di transizione presenta nero su bianco una piattaforma operativa».
I punti, accennati dall'eurodeputata Cristiana Muscardini e contenuti nel documento «Produrre il futuro», vengono sviluppati da Urso e Alemanno. Uno Stato regolatore che non mette le mani nel mercato e «non è arcigno, punitivo, invasivo, poliziesco, dirigista come quello disegnato da Padoa-Schioppa, Visco e Bersani». Un fisco che non faccia pagare tasse ai giovani imprenditori e sugli investimenti per innovazione e ricerca. Una politica familiare sul modello francese per aumentare le nascite. Una politica energetica che riapra il capitolo del nucleare (d’accordo Marcegaglia e i vertici di Eni, Enel, Edison ed Endesa Europa). Una politica industriale che valorizzi le medie e piccole imprese, motore della ripresa.

Un pubblico impiego dove introdurre le logiche della contrattazione privata, come riconoscimenti del merito e della produttività. E liberalizzazioni anche per le aziende dei servizi comunali, «sacche di socialismo municipale».

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