nostro inviato a San Paolo
In Italia era già notte fonda quando durante il cocktail organizzato dalla comunità italiana di San Paolo Silvio Berlusconi sembrava quasi buttarla lì per caso. «Certi giudici», dice il premier alla platea, sono «una metastasi del nostro sistema attuale». Parole non nuove per il Cavaliere, ma che arrivavano alla vigilia di due importanti verdetti: la decisione della Corte dappello di Palermo su Marcello DellUtri e quella del gup di Milano su Massimo Tartaglia. Verdetti che, come forse immaginava il premier, non vanno nella direzione sperata. Il secondo in particolare, visto che la vicenda che coinvolge il senatore siciliano è lunga e complessa e difficilmente ci si poteva aspettare un ribaltamento della sentenza di primo grado. Anzi, assolvendolo per «le condotte successive al 1992» - fanno notare a Palazzo Chigi - i giudici dellappello hanno sostanzialmente smontato le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza e in qualche modo sconfessato le indagini delle procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze che vorrebbero Berlusconi mandante delle stragi di mafia del 1992. Nonostante questo, il Cavaliere non sembra particolarmente soddisfatto del verdetto. Perché - è il senso del suo ragionamento -, nonostante sia stata smontata unaccusa che è del tutto assurda e priva di fondamento, i magistrati andranno avanti lo stesso.
Ma quel che più colpisce il premier è la notizia dellassoluzione di Tartaglia. Non certo - dice in privato quando gli consegnano le agenzie di stampa che danno conto della notizia - perché il premier avesse sentimenti di rivalsa o vendetta nei suoi confronti. Anzi, nelle settimane successive allaggressione in piazza Duomo il Cavaliere era stato persino tentato dallaccettare le scuse dei genitori di Tartaglia. Il punto - ed è questa la ragione per cui alla fine decise di non farlo - è però che non poteva passare il messaggio che aggredire il presidente del Consiglio non comporta conseguenze. E invece, ragiona Berlusconi con i suoi, «mi ha quasi ammazzato e non è successo nulla». Una decisione «incredibile» perché «passa il messaggio» che se cerchi di uccidere il premier o qualsiasi altra alta carica pubblica «alla fine la fai franca». «Unassoluzione che segna un grave precedente - spiega la deputata del Pdl Nunzia De Girolamo - perché ora chiunque si sentirà autorizzato a commettere gesti simili». Ci sta, insomma, che a San Paolo il premier torni a puntare il dito contro la giustizia italiana. «Una spina nel fianco della nostra civiltà», dice agli imprenditori che lo ascoltano nellEdificio Italia.
Questioni interne a parte, durante i lunghi incontri a San Paolo - e la firma di accordi economici per complessivi dieci miliardi di euro - Berlusconi sembra conservare il suo buon umore. Tanto che intervenendo al Business council italo-brasiliano non rinuncia alla battuta. «In ascensore - racconta - Lula mi ha detto che le persone che si appassionano di più al calcio sono più simpatiche. E io ho aggiunto: anche quelle che si appassionano alle donne. Lula mi ha risposto che è sposato da 35 anni, ma mentre lo diceva aveva locchio birichino...». E sulle donne il Cavaliere si era soffermato anche la sera prima durante il cocktail con la comunità italiana. «La sapete quella della cameriera?», chiede. E via con la barzelletta: «Questa mattina in albergo sono corso dietro la cameriera perché volevo farmela sul letto e lei mi dice presidente, ma labbiamo fatto unora fa. Vedete che scherzi fa letà?». Anche se, aggiunge, «i miei 74 anni me li porto abbastanza bene». Poi, digressione sul calcio. «Quello brasiliano - dice - è poesia». Infine, lonore delle armi a Lula su un tema a cui Berlusconi tiene molto. «Il mio gradimento - spiega - è al 63% in Italia, lindice più alto di tutti i leader europei. Anche se devo ammettere che il tuo è ancora più alto e quindi dovresti ripresentarti alle prossime elezioni».
Nel faccia a faccia, invece, si parla esclusivamente di economia e degli accordi commerciali. Con il Cavaliere che torna a ribadire che «la crisi è ormai alle nostre spalle» e «per fortuna lItalia ne sta uscendo meglio di altri in Europa». Sul fronte manovra, invece, chiude la querelle del giorno prima: «È delineata e non si tocca. È quella e basta».
Non si sarebbe parlato, invece, dellestradizione di Cesare Battisti. Su cui né Berlusconi né Lula si sbilanciano. Anzi, dice il presidente brasiliano, «qualunque sarà la mia decisione non provocherà un graffio nelle nostre relazioni».
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