Antonio Signorini
nostro inviato a Rimini
Abolizione, non superamento, della legge Biagi, tassa patrimoniale, cancellazione di tutte le riforme varate dal ministro Letizia Moratti, ritiro immediato delle truppe italiane dallIrak. Poi prezzi degli alimenti e affitti sotto controllo e rilancio della Tobin tax. Ieri si è chiuso il XV congresso nazionale della Cgil e il documento politico conclusivo approvato dai delegati a meno che non venga snaturato da successivi ordini del giorno sposta decisamente a sinistra lasse del principale sindacato italiano. E rischia di mandare in frantumi la «sintonia» con lUnione, celebrata dagli interventi del segretario generale Guglielmo Epifani (confermato segretario con il 96,5 per cento dei voti) e da quello del candidato premier del centrosinistra Romano Prodi. Il leader della Cgil, nel suo intervento di apertura e anche nelle tesi che ha portato al congresso aveva parlato di superamento della riforma del lavoro varata dal governo di centrodestra. E di cancellazione di alcuni contratti flessibili. Il documento va oltre e annuncia esplicitamente una battaglia totale contro la Biagi. «Combattere la precarietà si legge per la Cgil vuole dire cancellare la legge 30, ma soprattutto dare nuova centralità al contratto a tempo indeterminato ripensando in profondità il mercato del lavoro attraverso lestensione del concetto di lavoratore economicamente dipendente con una modifica del Codice civile». Una grana in più soprattutto per lUnione che ha faticosamente trovato un compromesso per inserire nel programma la formula del «superamento» della riforma e che ora si ritrova con il principale sindacato italiano sulle posizioni di Rifondazione comunista. Via libera anche alla «cancellazione dei provvedimenti Moratti» su scuola, università e ricerca. Stop alle privatizzazioni. Vanno «ripensate», magari per «valorizzare lo spazio pubblico e il ruolo dello Stato».
Il documento precisa il «patto fiscale» che il segretario della Cgil ha proposto al prossimo governo. Cè larmonizzazione delle rendite finanziarie, che è stata peraltro garantita da Prodi. Cè la lotta al sommerso e la fiscalizzazione dei contributi dei salari più bassi. Ma cè anche laumento delle tassazioni «dei patrimoni», che suona molto come la tassa patrimoniale cara alla sinistra radicale. Nel «programma» della Cgil fa capolino anche limpegno «ad aprire a livello nazionale, regionale e locale» delle vertenze «per mettere sotto controllo i prezzi degli alimenti, dei medicinali, delle prestazioni sociali, delle imposte e degli affitti per la casa». E anche la quasi dimenticata Tobin tax, limposta sui movimenti finanziari internazionali rinnegata dal suo stesso autore. Messaggi molto chiari. Approvati a stragrande maggioranza: l88 per cento dei delegati. Ad astenersi è stata la sinistra di Giorgio Cremaschi che non apprezza il «patto di legislatura» che Epifani intende sottoporre al prossimo governo. A patto che sia di centrosinistra. Linterlocutore rimane esclusivamente lUnione e il suo leader Prodi. «Se da qui a un mese soffierà, come soffierà, il vento del cambiamento, quel vento avrà i contorni del quadrato rosso della Cgil», ha detto Epifani chiudendo lassise. Ai suoi sindacalisti, ha spiegato che la Cgil ora è più forte e poi, forse proprio per questo, ha chiuso la porta alle timide aperture che la Uil di Luigi Angeletti aveva deciso di tentare: la Cgil continuerà a battersi per il contratto nazionale e anche per la temutissima (dalla Cisl soprattutto) legge per la rappresentanza sindacale.
Ma Epifani si è anche sentito in dovere di dare garanzie a chi, sia dentro il catino della fiera di Rimini sia fuori, teme la metamorfosi del gigante rosso, da centrale dei «no» e delle lotte a sindacato di governo. Lunico in grado, secondo la vulgata, di far digerire ai lavoratori le riforme vere, quelle lacrime e sangue.
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