Tav, via libera al tracciato fantasma

Sul nuovo percorso individuato manca il consenso delle comunità locali. Corsa contro il tempo per non perdere un miliardo Ue. Agnoletto esulta: non ce la faranno mai

da Milano

Come spesso è già successo in questo scorcio di legislatura, il governo rimanda la decisione sulla Tav. L’incontro di ieri, annunciato in pompa magna da Palazzo Chigi e gonfio di aspettative, si è concluso con l’ennesimo nulla di fatto: il via libera a un tracciato «fantasma» mascherato da «passo avanti significativo».
Alla riunione, presieduta dal premier Romano Prodi, oltre ai sindaci dei Comuni della Val di Susa, c’erano i ministri dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, dei Trasporti Alessandro Bianchi, delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, del Commercio internazionale Emma Bonino, degli Affari regionali Linda Lanzillotta, il vicepremier Francesco Rutelli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta. Presenti anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e il governatore della Regione Piemonte, Mercedes Bresso. Le Ferrovie erano rappresentate dal presidente Innocenzo Cipolleta e dall’amministratore delegato, Mauro Moretti.
Dopo due ore e mezza di incontro, è arrivato il «sì» al tracciato presentato dal presidente dell’Osservatorio per la Tav, Mario Virano. Il quinto dal 2001, frutto di una serie di compromessi con le popolazioni delle valli, che dovrebbe mettere d’accordo tutti. Il nuovo tracciato prevede un tunnel più corto che si ferma prima di Venaus, il paese simbolo della lotta No-Tav in valle di Susa, anche per evitare i rischi (bassissimi) di inquinamento da amianto; l’addio al viadotto in valle Cenischia; il potenziamento e l’interramento della linea ferroviaria storica nel tratto della Val di Susa; e infine la deviazione in val Sangone per comprendere nella tratta lo scalo di Orbassano, che altrimenti sarebbe rimasto fuori.
Al termine dell’incontro Letta ha annunciato che il governo si è assunto «la responsabilità di arrivare a una soluzione compatibile con la tempistica Ue e con i vincoli che pongono i trattati internazionali». Dunque, la partita dovrà chiudersi entro il 23 luglio con un progetto definitivo, altrimenti si dovrà dire addio al finanziamento Ue da poco più di un miliardo di euro. Ma l’europarlamentare di Rifondazione comunista, Vittorio Agnoletto, canta già vittoria: «In 40 giorni non si inventano né un tracciato né una copertura finanziaria. Non c’è nessuna possibilità che l’Italia possa partecipare con qualche successo al bando europeo».
Al di là dei sorrisi di circostanza e dei toni trionfalistici, il mistero sulla Tav resta.

Il tracciato annunciato ieri può funzionare, ma serve l’imprimatur delle comunità locali, per non turbare gli animi dei sindaci No-Tav e per evitare scontri davanti ai cantieri come successe l’anno scorso. Ma in realtà (come ha riconosciuto lo stesso Letta) «il tracciato ancora non c’è, e non doveva esserci». Misteri buffi della contrattazione in salsa prodiana.
felice.manti@ilgiornale.it

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