Il sito che piace alle donne? Tutto foto, non ha parole

Il clamoroso boom di "Pinterest". Ha sfondato tra le americane e ora conquista le italiane: è il nuovo social network tutto foto e niente pettegolezzi

Il sito che piace alle donne? Tutto foto, non ha parole

Uno dei meriti del cosiddetto web 2.0, quello fatto di blog e di social network per intenderci, è quello di aver riportato il gusto della scrittura e della parola in una società per anni dominata dalla tv e dalle immagini. Eppure da qualche tempo prendono piede portali in cui le foto tornano ad essere più importanti delle parole. Già da diversi anni siti come Flickr e Picasa hanno un discreto successo, ma più che per condividere contenuti, spesso sono usati come meri album fotografici. Con Facebook le foto acquistano un significato diverso, ma è soprattutto con Tumblr che si torna a comunicare per immagini.

Questo fino all'arrivo di Pinterest, che quasi «bandisce» il testo. Niente status in cui possiamo dire cosa stiamo facendo. Solo foto che raccontano chi siamo e quali sono i nostri interessi. Attraverso le immagini che «pinniamo» (dall'inglese «to pin». letteralmente «attaccare con una puntina») i nostri followers possono imparare cosa ci piace e, perché no, cosa non ci piace. Al momento al sito si accede solo ad invito, ma una volta entrati ci vuol poco a capire come funziona. Chi non ha mai visto, magari nella cameretta di un adolescente, una di quelle bacheche di sughero su cui attaccare fotografie, biglietti dei concerti e quant'altro? Pinterest ha la stessa funzione, ma permette di creare un'infinità di bacheche divise per interessi in cui «attaccare» le immagini raccolte sul web o caricate dal proprio computer, accompagnandole se vogliamo con una breve didascalia.

Nato un paio d'anni fa, solo da qualche mese il sito è arrivato all'attenzione del grande pubblico - e degli italiani - al punto che a marzo ha raggiunto i 17,8 milioni di iscritti (+52% in un solo mese) ed è stata valutata oltre 200 milioni di dollari. Numeri da capogiro per il portale creato da Ben Silberman, ex dipendente di Google, Evan Sharp, designer, e Paul Sciarra. In poco tempo riuscirono ad ottenere dagli investitori 37 milioni di dollari. Poi il successo, appunto. E oggi danno un'opportunità anche alle aziende, se è vero che solo a febbraio Pinterest ha spinto più persone sui siti di vendita online di Twitter, Google Plus, LinkedIn e Youtube messi insieme. Il perché è presto spiegato: in un portale in cui si comunica solo tramite immagini, regna il culto della bella foto, soprattutto se rappresenta “l'oggetto del desiderio”. Ecco quindi che ad essere condivise sono più che altro immagini provenienti da siti di moda, di design o da blog di cucina.Potrebbe essere questo il motivo per cui ha conquistato soprattutto le donne (l'80% degli utenti negli Stati uniti).  Negli Usa popola soprattutto tra attori e personaggi politici (poteva forse mancare Barack Obama?) Latitano, invece, i vip italiani, mentre diversti brand hanno già creato la propria pagina.

Ma, se Pinterest è il network dell’oggetto del desiderio, con la diffusione degli smartphone nascono sempre più applicazioni che permettono di condividere oggetti reali, situazioni che si stanno vivendo e - perché no? - l’ultimo manicaretto preparato. Stiamo parlando soprattutto di Instagram, l’app che ha conquistato tutti gli iphonisti e che da qualche giorno è sbarcata anche su Android.

Ma anche di tutti quei programmini che permettono con un click di scattare una foto con lo smartphone, “abbellirla” con un filtro dandogli magari un aspetto retrò e condividerla su tutti i social network. Insomma, l’immediatezza di un’immagine potrebbe di nuovo tornare a schiacciare l’uso della parola?

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