Non so se a voi fa lo stesso effetto, ma una giornata così - che qui a Milano ha la scenografia del solito cielo color topo - fa venire in mente solo tre cose: divano, coperta e telecomando. Insomma, oggi è lora di accendere la tv. E molti di voi avranno per le mani questo giornale dopo averlo già fatto, visto che Valentino Rossi a questora potrebbe essere già campione del mondo. Intanto, però, cè ancora la Formula 1 e il ciclismo mondiale di Varese, prima del derby che - considerata la vigilia - si preannuncia spettacolare.
E forse non è un caso che proprio in un fine settimana come questo la tv sia protagonista delle polemiche del pallone, sia in casa Inter che in casa Milan. Il primo fatto è noto: lassenza di José Mourinho sui teleschermi nel dopopartita di Inter-Lecce. Ed è anche nota la posizione che noi del Giornale abbiamo assunto al riguardo: è stato un errore, veniale, anche se pur sempre un errore. Perché alla fine di un match le tv che pagano profumatamente le squadre vogliono sentire il parere di chi ha la responsabilità tecnica. Detto questo però la cosa finisce qui, o almeno dovrebbe. Perché in questi giorni sullargomento si è scatenata una vera e propria campagna mediatica che ha visto allopera giornalisti e colleghi di Mourinho, tutti votati alla censura severa. I primi indispettiti perfino dal fatto che lo Speciale voglia preparare le partite in tranquillità issando una protezione sul perimetro di Appiano (che affronto...), i secondi pronti a giudicare il caso parlando a gettone. Quello che pensa Mourinho ve lo racconta Claudio De Carli tre pagine più avanti (e la nostra solidarietà va al bravissimo Beppe Baresi), di come invece su noi giornalisti il tecnico portoghese abbia un po ragione, lo ha raccontato Franco Ordine di ritorno da Milanello, dove ieri è sorta la questione sulla diretta Sky della conferenza stampa di Ancelotti.
In pratica: se la tv manda in diretta tutte le domande, comprese quelle dei colleghi della carta stampata, noi, cari lettori, che vi raccontiamo il giorno dopo? Ecco, pare che i giornalisti televisivi non capiscano questa nostra piccolissima richiesta, che - ad esempio - in Inghilterra (vero Mourinho?) viene risolta semplicemente facendo due conferenze stampa diverse e a porte sigillate: quando cè la tv non ci sono i giornali e viceversa.
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