Da centro sociale duro e puro a Spazio pubblico autogestito, benché ancora abusivo. Una telenovela lunga oltre 30 anni la storia di odio e amore (nel finale) dei rapporti tra il Leoncavallo e le istituzioni. Fatta di sgomberi, carte bollate, condanne e tentativi di mediazione, tra provocazioni e tavoli aperti e mai chiusi. L’ultima ingiunzione di sgombero, abbiamo superato quota 30,è fissata per il 10 novembre.L’ultima, sembra, persempre: èstataannunciataperNatale la regolarizzazione del «nemico pubblico numero uno»per dirla con le paroledell’ex vicesindaco Riccardo De Corato. La prima occupazione risale agli anni di piombo. Alcuni «Comitati di Caseggiato», collettivi anti-fascisti della zona, esponenti di Avanguardia Operaia, Lotta Continua e Movimento Lavoratori per il Socialismo il 18 ottobre 1975 s’impossessano di uno stabile in via Mancinelli, nella periferia nord est. Il 18 marzo 1978 Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, «Fausto e Iaio» impegnati nelle indagini sul traffico di eroina e cocaina nel quartiere, vengono uccisi. Ai funerali, avvenuti due giorni dopo il sequestro Moro, partecipano 100.000 persone. In questa occasione nascono «le mamme del Leoncavallo », insignite nel 2004 dalla Provincia guidata da Filippo Penati del premio Isimbardi, e ora onlus. Nella primavera del 1989 l'immobiliare Scotti, proprietaria dello stabile, vende l’area al gruppo Cabassi, che ottiene dall’amministrazione guidata da Paolo Pillitteri lo sgombero del centro sociale, per demolirlo e costruire ufficienegozi. Il16agostoleforzedell’ordineprovano a sgomberare gli autonomi, che si barricano sul tetto. È guerriglia urbana. (26 ribelli vengono condannati a 1 anno e sei mesi, «scontati» per «aver agito per alti valori morali e sociali»). Dagli anni di piombo a Tangentopoli. Nel 1994 viene concordato con la questura lo sgombero in cambio di una sede temporanea in via Salomone. Durante le operazioni di trasferimento scoppiano scontri con le forze dell’ordine - il sindaco è il leghista Marco Formentini - che portano a 72 condanne. Le immagini dei disordini tengono banco per giorni su tutti i tg. L’8settembre1994vieneoccupata una ex cartiera in via Watteau, in zona Greco, di proprietà della famiglia Cabassi. Per alcuni anni, fino al 1999,la famiglia tollera l’occupazione. Poi passa alle vie legali. Nel2006VittorioSgarbi, alloraassessore alla Cultura durante un blitz notturno al Leoncavallo scopre i graffiti. Il centro sociale diventa «la Cappella Sistina della modernità». Scoppia il caso politico. La provocazione apre la strada alla legalizzazione: si apre l’ennesimo tavolo con gli autonomi che non porta a nulla. Cambia il vento. Arriva Pisapia. Nel frattempo i compagni, che si dilettano tra feste della semina, concerti, cene, mostre svestono i panni dei ribelli per frasi imprenditori.
A raccontare la loro attività (abusiva) è il bilancio sociale: ricavi somministrazione (cucina e bar) + 471.194 euro nel 2010, totale sottoscrizioni 291.954 euro a fronte di 764.918 di uscite per progetti, manutenzione, accoglienza a solidarietà.MBr
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