Terapie personalizzate abbattono la barriera dell’incomunicabilità

Terapie personalizzate abbattono la barriera dell’incomunicabilità

Lunedì 2 aprile, sarà la Giornata mondiale dell’autismo e apre a Roma, nell’ambito del progetto «Facciamo Breccia», il secondo Centro per il trattamento precoce dell’autismo, rivolto a bambini da 6 a 12 anni, realizzato dall’Associazione di volontariato «Una breccia nel muro», l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’Opera don Calabria, col sostegno della Fondazione Vodafone Italia.
L’autismo è un disturbo neurobiologico complesso congenito che tipicamente dura tutta la vita e fa parte di un più ampio gruppo conosciuto come «disturbi dello spettro autistico». Le persone affette da autismo - uno su 150, soprattutto maschi - hanno difficoltà di relazione, non riescono a comunicare. L’autismo infatti compromette la capacità di una persona di interagire e di comunicare con gli altri, interferendo quindi con gli aspetti più significativi dell’essere umano. È anche associato a comportamenti ripetitivi e routine rigide. Il nuovo Centro - che opera in accordo con le linee guida recentemente emanate dall’Istituto superiore di sanità - offre una risposta concreta ai problemi di ritardo nello sviluppo di bambini autistici in età scolare, fra 6 e 12 anni, che in questa fase diventano molto evidenti nei confronti dei coetanei. Vengono affrontate le situazioni di inserimento scolastico e di integrazione sociale a vari livelli e in diversi contesti. Il programma terapeutico, di carattere intensivo, dura 18 mesi e coinvolge 40 bambini. Già da due anni – nel primo Centro - l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù assieme a Una breccia nel muro e all’Opera Don Calabria svolge attività terapeutica in favore di bambini autistici da 18 mesi a 6 anni, con risultati importanti, riconosciuti nel circuito scientifico nazionale e internazionale.
La ricerca sull’autismo – disturbo che nel mondo coinvolge circa 67 milioni di persone, più di quante ne colpiscano i tumori, il diabete e l’Aids messi insieme - si sta infatti muovendo nella direzione di una sempre maggiore individualizzazione dei trattamenti. Vale a dire: a ciascun bambino la sua terapia, per arrivare a rompere la barriera dell’incomunicabilità.
In Italia sono molto rare le iniziative per accompagnare le famiglie nel difficile percorso socio-sanitario – terapeutico ed educativo –in grado di fronteggiare le enormi difficoltà legate alla complessità della sindrome autistica; nessuna offre in modo integrato un trattamento precoce, intensivo e che includa le stesse famiglie e gli insegnanti dei ragazzi.


«I risultati ottenuti col primo Centro per bambini più piccoli ci ha incoraggiato ancor di più a proseguire nel ricorso a trattamenti i cui risultati abbiano solide evidenze scientifiche – dice il professor Stefano Vicari, Responsabile di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -, allertando nel contempo i genitori di bimbi con autismo a diffidare di terapie non validate, spesso inefficaci, se non dannose, e inutilmente costose».

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