Santa FeBonanza Creek. Già il nome profuma di praterie e di speroni. Qui, prendendo a prestito il titolo di un telefilm popolarissimo negli anni Sessanta, lincredibile sempreverde Terence Hill ha costruito un villaggio che sembra uscito da un western di John Ford. Perfetto per essere riproposto come fulcro di una fiction di Mediaset, Doc West, che andrà in onda in due puntate su Canale 5 in primavera, con ogni probabilità in aprile. Dirige Giulio Base, attore di tutto rispetto, al cinema in Il portaborse, La lingua del santo, perfino Il macellaio con la Parietti desnuda, e a teatro in Il giorno della civetta, da Sciascia, nel ruolo del capitano Bellodi, portato sullo schermo da Franco Nero. Ed è proprio il regista dallentusiasmo incontrollabile a rivelare che Terence Hill dopo tanti anni di castità (cinematografica) bacerà con un certo trasporto Clare Clarey, la seducente maestrina Denise Stark della finzione. E guardando la tipa, non si può dare davvero torto a Doc West.
A esser pignoli, la fabbricazione del borgo risale al biennio 90-91 e nacque per un altro telefilm di successo, Lucky Luke, manco a dirlo con Terence protagonista, il pistolero del titolo, luomo più veloce di tutto il West. Non con le gambe, ovvio, ma con la Colt. Neanche a farlo apposta tra i protagonisti di allora cera Neil Summers, sosia butterato di Mike Bongiorno, che di western, a volar bassi, ne avrà fatti un centinaio, e che in Doc West fa il capo degli stuntmen. «Qui prima non cera niente», spiega Hill - indicando il deserto che si estende tuttintorno, a un tiro di Winchester da Santa Fe, nome mitico per gli appassionati di un genere che di questi tempi sta conoscendo la terza o la quarta giovinezza, tanto è vero che di recente nei paraggi sono stati girati Quel treno per Yuma, ultima versione con Christian Bale e Russell Crowe, e linedito, almeno per lItalia, Appaloosa. «Sono stati gli artigiani italiani a tirar su questo villaggio nel deserto del New Mexico e lhanno fatto piuttosto bene se a quasi ventanni di distanza è rimasto intatto», continua Terence. Alla faccia del vento, che quando picchia è uniradiddio.
«Avevo rinunciato al western - racconta Hill con quellaria serafica più da Don Matteo che da pistolero, dopo le Botte di Natale del 94, con linseparabile Bud Spencer, ma poi ci ho ripensato. Anzi, mi sono fatto convincere». «Per fare i western - continua - ci vuole il fisico, anche se è un genere che dà tanta energia. Poi mi spiaceva montare di nuovo a cavallo senza Bud. Avevamo in progetto di fare insieme una nuova versione del dottor Jekyll, chissà...». «Il mio western preferito? Sono due, Mezzogiorno di fuoco e Il buono, il brutto, il cattivo, tenendo di scorta Trinità» aggiunge. Ne consegue che i suoi attori preferiti sono Gary Cooper e Clint Eastwood, punzecchia garbatamente chi gli fa la più superflua delle domande.
Perbacco come sta ancora in sella Terence Hill, svariati decenni dopo Trinità. Cè da restare a bocca aperta a vederlo saltare in groppa al monumentale Casey, un magnifico frisone nero, che in precedenza aveva sopportato senza fiatare i nobili glutei di Zorro Banderas, per soccorrere un poveretto trascinato nella polvere dal cavallo dei banditi. Terence spinge il suo destriero pancia a terra e oplà, il quadrupede dei cattivi deve fermarsi, proprio davanti alla prigione. Per Terence un modo come un altro di lenire la feroce arrabbiatura per il furto dei suoi adorati speroni: per forza, glieli aveva regalati Leone ai tempi di Il mio nome è nessuno, anno 1973.
Va bene che è ancora lui il re dei western allitaliana, ma cè anche chi freme per conoscere il destino di Don Matteo. E qui i tifosi del prete Sherlock Holmes rischiano il coccolone. «In gennaio comincerò a girare la settima serie, che credo sarà anche lultima». Ma ecco pronto un sorso dacqua a chi è svenuto: «Lultima intesa come serie di lunga durata.
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