Rivolta dei sindacati contro «qualsiasi interruzione del progetto Alta Capacità-Alta Velocità che significherebbe buttare a mare - sbottano i delegati Fillea Cgil all'assemblea nazionale dei lavoratori impiegati nei cantieri per la realizzazione della Tav - circa 15 miliardi di euro investiti in opere già realizzate, e perdere la possibilità di creare 9mila nuovi posti di lavoro». L'allarme lanciato ieri a Genova è diretto al governo e quanti si mettono di traverso per impedire la realizzazione delle infrastrutture. «Se tutto si dovesse bloccare alle attuali realizzazioni - sottolinea il segretario nazionale della Fillea Cgil, Mauro Macchiesi - l'intero piano finanziario del progetto, già corretto perché sottostimato nei costi, salterebbe, con gravi ripercussioni sulle finanze pubbliche. È quindi assolutamente necessario - aggiunge Macchiesi - completare il progetto iniziale cor rispondente alla tratta Napoli-Milano e i collegamenti trasversali verso Torino e Genova e dall'altra parte verso Venezia». Drammatiche, altrimenti, le ripercussioni sui posti di lavoro: «Nel periodo di massima produzione - conclude il sindacalista - hanno lavorato in questi cantieri 15mila addetti, nel 2006 ne sono rimasti 6mila, nel 2007 ci sarà una ulteriore riduzione del 50 per cento. Non possiamo permetterci di disperdere tante professionalità altamente specializzate».
Interviene intanto, sulle grandi opere, anche il senatore di Forza Italia, Luigi Grillo, in risposta alle dichiarazioni del ministro Di Pietro circa «il buco trovato nelle Ferrovie dello Stato». A giudizio di Grillo «esiste una differenza sostanziale tra i due verbi mancano e occorrono. È solo un gratuito esercizio demagogico continuare a denunciare buchi, responsabilità e carenze del passato governo.
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