da Milano
Quando ci scappa il morto, tutti si indignano e scoprono luovo di Colombo. Dopo il drammatico incidente nel Vercellese, costato la vita a due bambini, il ministro della Sanità, Livia Turco, ammette che servirebbero controlli antidroga sugli autisti di mezzi pubblici e privati per il trasporto persone. Ma lidea non è nuova né originale. È già prevista dal Testo unico sulla disciplina degli stupefacenti del lontano 1990. Larticolo 125 prevede espressamente «la necessità degli accertamenti di assenza di tossicodipendenza per chi svolge mansioni che comportano rischi per la sicurezza, lincolumità e la salute dei terzi». Peccato però che non sia mai stato messo a punto dal ministro del Lavoro e della Sanità in 17 anni il decreto attuativo della norma. Una delle tante cose scritte e non fatte in questo Paese. «Se un imprenditore fa fare un test antidroga a un dipendente finisce in galera - dice il sostituto procuratore torinese Raffaele Guariniello - tutto a causa di una grave lacuna nellattuazione della legge che andrebbe colmata».
Il perché di questa grave lacuna, la spiega lex ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, coautore con Gianfranco Fini della vigente legge sulle droghe: «La norma è stata disattesa per veti contrapposti, questioni collegate alla privacy, per veti sindacali. E ora rispunta solo perché è capitato questo gravissimo incidente a Vercelli. A questo punto incalza Giovanardi chiediamo con forza che la sinistra smetta di teorizzare labrogazione dellattuale normativa sulle tossicodipendenze, in particolare le sanzioni amministrative a carico dei tossici, come il ritiro della patente che, secondo la logica della Turco e di Ferrero, non dovrebbe essere ritirata a quel signore del pullman». Gli fa eco Gianfranco Fini. «È veramente assurdo che la sinistra non comprenda che la legge attuale, quella che abbiamo fatto noi, parte da un dovere, che lo Stato deve avvertire, di prevenire e di recuperare i tossicodipendenti. Questo è possibile solo affermando il principio che non esiste il diritto di assumere sostanze stupefacenti e che chi lo fa per uso personale deve essere sanzionato». Anche il capogruppo dellUdc alla Camera, Luca Volontè, accusa senza peli sulla lingua lambiguità della Turco. «Il ministro della Salute sottolinea - perde lennesima occasione per rivedere la sua proposta tanto scellerata quanto ostinata di aumentare i quantitativi ammessi. Non è tollerabile - spiega - manifestare da una parte una solidarietà di facciata alle famiglie delle vittime dellincidente e, dallaltra, insistere con laumentare le dosi e così i pericoli di nuove tragedie come quella di Vercelli. Forse - aggiunge - Turco e Ferrero hanno raggiunto il Nirvana: non si sono accorti che sono morti due bambini?».
Il discorso viaggia sul filo della politica e del sindacato. Che ieri ha già messo i paletti alla proposta Turco. «Noi non siamo contrari a controlli occasionali e non previsti dagli accordi aziendali, però servono delle garanzie a tutela del lavoratore precisa Santo Di Santo, coordinatore nazionale del Dipartimento trasporti persone della Cgil . Questi test vanno fatti da una struttura esterna allazienda e se si riscontrano problemi di alcolismo o di tossicodipendenza in un autista, questo non deve essere buttato fuori come uno straccio vecchio, va recuperato, curato e gli vanno date delle mansioni diverse da quelle della guida».
Insomma niente licenziamento ai tossici, ma anche agli alcolisti che guidano un mezzo pubblico. Attualmente, unazienda di trasporti come lAtm di Milano, effettua controlli psico-fisici allassunzione dellautista e poi periodicamente. Se emergono dubbi sul soggetto vengono effettuati esami più approfonditi, compresi quelli tossicologici. Si parte, insomma, dal caso personale. I controlli a campione non sono previsti. Ma neppure per i macchinisti, il personale marittimo o i conducenti delle funivie.
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